Con un voto all’unanimità il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite ha approvato una nuova serie di sanzioni contro il regime nordcoreano. Il risultato della votazione al Palazzo di Vetro è stato di 15 Paesi a favore e nessun contrario. I membri del Consiglio di Sicurezza, presieduto questo mese dalla Russia, non hanno inoltre escluso l’ipotesi di imporre ulteriori misure se Pyongyang dovesse continuare con le provocazioni.
Ancora oggi, quando si attendeva la riunione dei 15, l’agenzia ufficiale Knca riportava le parole di un anonimo portavoce del ministero degli Esteri che minacciava attacchi nucleari preventivi contro gli Stati Uniti. Un legittimo diritto, secondo i nordcoreani, che accusano Washington di voler innescare un conflitto atomico.
Nonostante i progressi fatti registrare con l’ultimo esperimento nucleare, quello del 12 febbraio che ha portato alle sanzioni, e con il test missilistico dello scorso dicembre, gli esperti ritengono che Pyongyang sia ancora lontana dal possedere ordigni miniaturizzati adatti a essere installati su testate.
Per arrivare alla risoluzione 2094, approvata oggi, sono servite tre settimane di negoziato tra Stati Uniti e Cina, principale alleato dei nordcoreani. Il documento colpisce principalmente i canali per finanziare il proseguimento dei programmi nucleare e missilistico e ottenere nuovi materiali.
La risoluzione ha congelato i beni e sancito il divieto di ingresso per tre persone e due aziende considerate parte del dispositivo militare nordcoreano. Ha inoltre stabilito ispezioni per i cargo, siano navi o aerei da e verso la Corea del Nord, sospettati, con solide ragioni, di trasportare materiale proibito, con l’esortazione di vietarne l’attracco e l’atterraggio. Particolare attenzione è stata data al rafforzamento dei controlli su i diplomatici nordcoreani, sospettati di viaggiare con valigie di contanti per aggirare le sanzioni finanziarie.
Colpiti anche i vizi dell’élite del regime, con il divieto di importare beni di lusso siano macchine, yacht, alcuni tipi di gioielli. Una decisione che straccia la discrezionalità con cui gli altri Paesi potevano decidere cosa considerare o meno lusso.
La risoluzione è un chiaro messaggio alla Corea del Nord, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, il sudcoreano Ban Ki-moon: la comunità internazionale non è più disposta a tollerare la corsa nordcoreana all’arma nucleare. Sulla stessa linea d’onda l’ambasciatrice statunitense all’Onu, Susan Rice, secondo cui le misure “morderanno e lo faranno forte”. Per il rappresentante di Seul, Kim Sook, il futuro di Pyongyang è nelle sue stesse mani, riprendendo un discorso già fatto in passato, che metteva in guardia il regime dall’andare verso l’autodistruzione.
Della necessità di rilanciare i colloqui a sei e far calare la tensione, ha parlato invece l’ambasciatore cinese all’Onu, Li Baodong, che nei giorni scorsi aveva sottolineato la necessità di mandare un segnale forte contro i test nucleari per far capire a Pyongyang che andava contro la volontà della comunità internazionale.
La palla, a detta di molti commentatori, è ora nel campo della Cina. Nei giorni scorsi a farsi fautore della denuclearizzazione della penisola coreana era stato il generale a quattro stelle Mao Xinyu, nipote di Mao Zedong. Un appello da discente del Grande Timoniere a discendente dell’Eterno presidente Kim Il-sung quindi. La Cina è il principale partner commerciale della Corea del Nord. Il successo delle sanzioni dipende dalla sua volontà di applicarle o meno.