I grandi commentatori politici da Barbara Spinelli a Galli della Loggia hanno scoperto improvvisamente le virtù del grillismo come sana reazione popolare alla politica autoreferenziale, chiusa nei suoi palazzi ed incapace di ascoltare il popolo e di rinnovarsi. Ma è proprio così? Solo in parte, altrimenti come si spiegherebbe la ripresa di Berlusconi e la conquista della Lombardia, nonostante il Pdl sia stato in un recente passato l’emblema dell’affarismo politico e la Lega un gruppo allo sbando senza risultati da vantare e senza una vera strategia da proporre.
In realtà sono più complesse le motivazioni che spiegano la vittoria delle ali estreme (tali possono essere considerati il Pdl e 5Stelle) rispetto ai partiti più moderati come il Pd (che pure tanto moderato non si è presentato) e Lista Civica di Monti.
Forse le motivazioni principali che hanno accumunato gli elettori di Berlusconi e di Grillo sono il rifiuto dell’austerità e quello dell’Europa, compresa la contestazione dell’Euro come gabbia soffocante dell’economia italiana basata sulle piccole imprese un pò corsare. In più sugli elettori berlusconiani ha fatto presa la rivolta anti tasse ed anti Equitalia dimenticando perfino che a creare Equitalia era stato proprio Tremonti e lo stesso Berlusconi.
Se questo è vero siamo quindi di fronte ad una specie di rivolta sociale con tante motivazioni, alcune un po’ confuse, ma nel complesso accumunate da un sostanziale rifiuto verso la classe dirigente politica ed economica, e da un rigetto della logica (certo non perfetta) dei mercati internazionali e della competitività, unico vero parametro che consente di stare dentro il grande flusso dell’economia mondiale da protagonisti.
In questo contesto ci sono anche le responsabilità di Monti, ma non sono quelle che oggi si leggono sui giornali che in fondo rimproverano al professore solo di essere “salito in campo” mentre doveva rimanere al di sopra delle parti.
L’errore politico
In realtà gli errori sono di tipo diverso: un primo è tutto politico e riguarda l’alleanza con Casini e Fini che come vecchi esponenti della politica e navigatori del Palazzo, hanno attenuato, fin quasi a farla scomparire, la carica di novità che la Lista Civica avrebbe potuto rappresentare, proprio perchè fatta da non professionisti della politica e quindi priva di legami con clientele ed apparati, ed in questo senso nuova,almeno quanto quella di Grillo.
Troppa Comunità di Sant’Egidio
Il secondo errore politico è stato quello di legarsi troppo a un piccolo gruppo di cattolici come la Comunità di Sant’Egidio che è un circolo chiuso, che ha finito per allontanare quasi tutte le altre formazioni cattoliche che pure con le riunioni di Todi avevano manifestato interesse per un centro moderato diverso dal berlusconismo.
Liste imperfette
Poi ci sono gli errori fatti nella compilazione delle liste che è stata una occasione persa per il necessario tentativo di includere più espressioni possibili della società civile e che invece si è caratterizzata in una lottizzazione tra cattolici ed Italia Futura risultando un complesso di persone prive di una visione comune e di radici culturali e politiche omogenee.
I difetti nella comunicazione
Infine la comunicazione è stata incapace di individuare i due o tre punti forti della proposta di Monti (distanza dai partiti tradizionali, riorganizzazione dello Stato, possibilità di avere aiuti internazionali) che avrebbero potuto convincere gli elettori che l’austerità stava effettivamente per finire e che l’Italia avrebbe ripreso presto il suo posto nei tavoli dove si decidono i destini del mondo.
Nuove elezioni
Invece ora a quei tavoli chi ci dobiamo mandare, Grillo? In realtà siamo in una situazione senza vie di uscita. Credo che bisognerà tornare alle elezioni abbastanza presto. Un governo Pd-Grillo è estremamente difficile e comunque non sarebbe in grado di affrontare i nodi di fondo dell’economia italiana che vanno ben al di là del pur necessario taglio dei costi della politica.E poi i costi della politica non sono solo quelli degli stipendi dei parlamentari e dell’appannaggio del Quirinale,ma riguadano le migliaia di enti pubblici pieni di clientele e di dirigenti incapaci ma ad alto stipendio.
Governare con Grillo?
Il governissimo senza la partecipazione di Grillo è impensabile perché sarebbe bollato come l’ennesimo inciucio di Palazzo. E poi quale garanzia ci sarebbe che Pdl e Pd sarebbero davvero capaci di fare quelle riforme che finora, in tanti anni di governo, non sono mai riusciti a fare? E se la sfiducia degli investitori internazionali ci riportasse rapidamente alla situazione del novembre 2011, si rischierebbe di regalare a Grillo la maggioranza assoluta dei voti con il rischio di far nascere un nuovo regime di democrazia diretta che da che mondo e mondo vuol dire solo un regime di un capo che non sbaglia mai. Insomma avremmo un peronismo all’italiana giudato da un leader che dice chiaramente che saremo tutti più poveri, ma più felici. Forse perchè penserà lui direttamente a farci ridere.
Non rassegnamoci
Non è quindi il momento di mollare o di rassegnarci con fatalismo all’inevitabile uscita dell’Italia dalla scena internazionale. Un Paese che, non pagando i propri debiti, sarebbe costretto a rinchiudersi nelle sue valli e nei suoi villaggi, dopo aver espropriato il risparmio degli italiani ed aver falciato con l’inflazione gli stipendi e le pensioni dei tanti cittadini che vivono del proprio lavoro e che magari sono corsi nelle piazze ad applaudire Grillo senza calcolare bene le conseguenze dei suoi progetti di politica economica.
La prospettiva
Abbiamo oltre tre milioni di elettori che oggi non ci consentono di avere un peso politico (ma in questa situazione chi ha peso?) ma domani, convincendo altri due o tre milioni di cittadini, potremmo essere determinanti e soprattutto potremmo cominciare veramente a pensare di costruire finalmente un centro destra europeo privo della totalizzante ma anche inquinante figura di Berlusconi.
Ernesto Auci