E cosi decenni di seconde e terze repubbliche, mani pulite e grassoccie, governi algebrici, bicamerali spinte, provincie abolite anzi no, dittatura giudiziaria anzi finanziaria, leggi elettorali suine e conflitti di interesse tollerati… E così decenni di autoreferenzialità politica spinta sono svaniti nel nulla. Anzi nell’anonimato: ci sono 163 tali che nessuno conosce e che non conoscono la politica, che sono diventati l’ago delle bilancia. Decideranno in questo momento storico ed economico che cosa fare. Partendo dal presupposto (lo diamo per scontato?) che seguiranno le eventuali indicazioni dei due leader non eletti e ammesso che non siano loro – in qualche modo coesi – a dare indicazioni. Vedremo.
Se proprio vogliamo esercitarci con le definizioni, a questo punto, possiamo parlare di deframmentazione della politica. Tanto per restare nelle metafore digitali. Coloro che sono chiamati a pesare nelle scelte politiche e istituzionali sono perfetti sconosciuti votati ed eletti a discapito dei volti della politica che conta(va): dentro le persone (uomini, donne anche madri e figli) fuori le icone della politica, inutile fare nomi.
Che momento è questo? Di evoluzione, di involuzione, di rivoluzione, di assestamento, di caos? In pochi giorni i giornalisti si sono spostati da Arcore alla villa in Toscana e i direttori hanno dismesso i panni provocatori e irriverenti e si sono inchinati alla legge della democrazia e ai voti e volti nuovi. Abbiamo anche letto dell’accostamento del termine Presidenza del Consiglio a Grillo. Definibile delirante fino a pochi giorni fa.
In tutto questo suggerisco, a chi ancora ne fa abbondante uso, di evidenziare il termine democrazia e di metterlo fra quelli – quando usciremo dall’emergenza – da rivedere. Quale che sarà la strada che percorreremo certamente niente sarà più come prima.
Grazie (per colpa?) ai nuovi mondi della rete e alla faccia di chi li ha sempre snobbati.