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Il rapporto contrastato fra Obama e Netanyahu

“Ho incontrato Bibi più di qualsiasi altro leader. Abbiamo una formidabile relazione professionale: lui è molto diretto con me con le sue opinioni e io sono molto diretto con lui con le mie. Ma riusciamo a fare cose… Ci sono stati momenti in cui abbiamo avuto divergenze ma la relazione tra i due Paesi e i due popoli è così forte che le differenze politiche si riescono a superare”. Così il presidente americano ha descritto il suo rapporto con il premier Benjamin Netanyahu durante un’intervista alla tv israeliana “Arutz 2”. Così arriva Barack Obama in Israele per una visita ufficiale che potrebbe segnare una nuova tappa nei rapporti tra Israele e Stati Uniti.

Una difficile relazione

Il viaggio di Obama in Israele è carico di aspettative. Sembra un riavvicinamento che lascia nel passato gli scontri e le polemiche tra i due leader, ma lascia un gran punto interrogativo su come saranno gestite le relazioni.

Il New York Times ha fatto un utile resoconto delle differenze pubbliche tra Obama e Bibi negli ultimi anni: a marzo del 2010, Obama ha scelto di restare a casa con la famiglia al posto di cenare con Netanyahu dopo che i due hanno avuto una conversazione molto tesa alla Casa Bianca sulla colonizzazione dei territori occupati dai palestinesi, che il premier israeliano si è rifiutato di fermare.

A maggio del 2011, nello Studio Ovale, Netanyahu ha rimproverato Obama in pubblico per la proposta di creare uno Stato palestinese con le frontiere della Guerra dei sette giorni del 1967. Un altro episodio che è rimasto impresso è stato il sostegno di Bibi al candidato repubblicano Mitt Romney. La stampa israeliana si chiede: vorrà Obama vendicarsi?

Le questioni interne

Per il politologo George Friedman, le dinamiche nel rapporto tra Israele e gli Stati Uniti sono cambiate perché entrambi i Paesi sono tornati ad occuparsi dei problemi interni. In un articolo pubblicato su Stratfor, Friedman sostiene che Obama e Netanyahu sicuramente hanno parlato poco degli affari esteri, tranne sui casi Siria, Iran ed Egitto, perché hanno abbandonato l’impegno sulla politica estera. “Questo vertice si svolge in un clima interessante, perché sia gli americani che gli israeliani sono meno interessati in materia estera e di sicurezza e più ai problemi delle rispettive nazioni”, ha scritto l’analista.

Gli Usa stanno affrontando una profonda crisi politica sul bilancio federale e combattono una lotta per far crescere l’economia e ridurre la disoccupazione. Queste problematiche hanno dominato l’attenzione del paese. In Israele, invece, le elezioni hanno sollevato le questioni di politica interna come il fatto che gli ultra-ortodossi sarebbero chiamati a servire nelle Forze di Difesa Israeliane, oltre al tema delle disuguaglianze economiche.

“L’’interno è una norma ciclica nella maggior parte dei paesi. La politica estera non sempre può dominare l’agenda e periodicamente diventa meno importante. La cosa interessante è come mentre gli israeliani continuano a esprimere preoccupazione per la politica estera, sono più appassionati sulle questioni interne di divisione sociale”, ha scritto Friedman. La strategia però sarà quella di sapere combinare queste preoccupazioni di diversa natura e sostenersi a vicenda.

L’Iran

Oltre al conflitto israelo-palestinese, c’è un tema che resterà comune per gli Stati Uniti e Israele: il programma nucleare iraniano. Nella sua visita Obama ha rinnovato il sostegno e ha ripetuto che l’arma atomica iraniana sarebbe la violazione di “una linea rossa” per Washington.

Secondo Friedman, Obama e Netanyahu manifestano in pubblico un’entusiasta amicizia mentre in privato sono semplicemente cortesi perché sanno di avere bisogno l’uno dell’altro. “Così come un vecchio matrimonio, una coppia annoiata. Non vicini a un divorzio, ma lontano da dove erano quando erano giovani. Nessuna delle due parti è quella di una volta, e ognuno sospetta che sia colpa dell’altro. Alla fine, però, ognuno ha il suo destino, legati dalla storia gli uni agli altri ma non più uniti”, ha scritto il politologo.



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