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Perché nel Pd il grillino Renzi sbaraglierà Bersani

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul quotidiano Italia Oggi.

Matteo Renzi, dopo un lungo appisolamento, resosi conto che, comunque vadano le cose, Bersani è agli sgoccioli, è ridisceso in pista fornendo alcune cifre significative sugli sprechi della struttura centrale del Pd. E soprattutto dicendo che bisogna eliminare il finanziamento pubblico dei partiti.

Renzi riesprime questa richiesta perché, anche lui, è convinto che non si può aver chiamato alle urne gli italiani con un apposito referendum e, dopo aver appreso che il 90% di loro, non è d’accordo sul finanziamento pubblico dei partiti, si prende per i fondelli l’intero popolo italiano, continuando a finanziare i partiti, sia pure con una diversa formulazione lessicale.

Non solo. Le somme che erano state precedentemente erogate, dopo il referendum che le abrogava, sono state ulteriormente aumentate in una instancabile progressione senza fine, visto che, quando c’è da assaltare, tra l’altro legalmente, la diligenza pubblica, tutti i partiti sono d’accordo. Tradire l’esito di un referendum è la cosa peggiore che possa essere fatta dai partiti perché essi, in sostanza, dicono agli italiani: “Votate pure come volete che poi, se non siamo d’accordo, ce ne facciamo un baffo”.

Ma il motivo per cui Renzi si oppone al finanziamento pubblico dei partiti è anche dovuto alla convinzione che il Pd, fin che avrà immense somme da spendere, manterrà la sua struttura burocratico-militare, fatta di funzionari a pieno tempo, che dipendono in tutto e per tutto dal partito (visto che non hanno mai fatto altro) e che presidiano il territorio meglio dei carabinieri. Infatti il Pd non deriverà dal Pci, come sostengono alcuni leader del partito, ma continua ad assomigliargli molto.

Questi suoi funzionari, queste sezioni polverose, queste continue manifestazioni con quattro gatti, giusto per far parlare il quotidiano locale il giorno dopo, sono una garanzia per l’immobilismo anche se comportano la glaciazione della politica. In un partito così, per Renzi, non c’è spazio. E ciò perché chi ha in mano il partito sa che, se perde la sua presa, perde tutto. L’Italia invece ha bisogno di partiti come comitati elettorali, che si mobilitano nell’imminenza del voto e poi si disperdono. Non di strutture parallele, di Stati nello Stato.


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