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Perché Bersani potrebbe non essere premier

Domani inizieranno ufficialmente le consultazioni del Quirinale. Si tratta di un percorso istituzionale che porterà, forse in tempi più brevi del previsto, ad individuare la figura che riceverà l’incarico di formare il nuovo governo. Si è molto detto e scritto nei giorni scorsi a proposito delle valutazioni che avrebbe potuto svolgere il presidente della Repubblica. Ormai ci siamo. Con le scelte per le presidenze della Camera e del Senato, la piccola coalizione Pd-Sel ha dimostrato di avere fantasia e capacità politiche ma ha altresì confermato la mancanza di una maggioranza utile per il voto di fiducia. Nonostante le defezioni dei grillini (che hanno fatto obiezione di coscienza per Grasso ma difficilmente farebbero altrettanto per l’avversario Gargamella), i numeri al Senato non ci sono.

La stessa agenda di Bersani su conflitto di interesse e finanziamento pubblico, pur essendo meritevole della massima attenzione e stima, non collide con l’agenda che i fatti impongono. Gli aiuti a Cipro, la manovra correttiva, l’aumento della Tares e dell’Iva sono infatti scogli che non possono essere superati con uno slancio di antipolitica. Gli stessi nomi di ministri fatti circolare dall’entourage del segretario Pd per sedurre i grillini sono autorevolissimi ma al contempo rappresentano una zeppa non banale alla governabilità di processi complessi. Si delineerebbe un governo Nimby che blocca ogni investimento possibile in termini di infrastrutture e industria. Il fatto che la prima mozione di Sel (partito di maggioranza, teoricamente) sia dedicata alla sospensione della intesa internazionale sul programma F-35 la dice lunga.

Finché si respira un clima da campagna elettorale difficilmente il Paese troverà un governo con il quale interloquire e lavorare nella direzione della crescita. Di tutto questo, il Capo dello Stato non può non essere consapevole e non può non tenerne conto. Fino all’ultimo giorno di permanenza al Quirinale, Giorgio Napolitano servirà la Costituzione e l’interesse nazionale. In questo senso, il suo obiettivo sarà tentare di offrire una possibilità di governabilità per i prossimi anni. Non ha bisogno, il presidente della Repubblica, di dare mandati esplorativi. Le esplorazioni le fa lui, con le consultazioni. Se non ci saranno colpi di scena, al Colle si registrerà l’assenza di numeri che possano certificare la fiducia ad un gabinetto Bersani. Immaginare che il presidente della Repubblica dia incarico ad una diversa personalità che possa raccogliere in Parlamento i voti necessari per governare è una ipotesi molto più che verosimile. Sarebbe nella lettera e nello spirito della Costituzione.



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