Chissà se le divergenze sono più politiche, tecniche o procedurali. Sta di fatto che ieri le tensioni in consiglio dei ministri sono state palesi.
Oggetto: se, come e quanto saldare alle aziende i debiti della pubblica amministrazione.
Da una parte il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che spingeva per un decreto che sbloccasse il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Dall’altro lato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che forte della posizione della Ragioneria generale dello Stato non ha presentato in consiglio alcun decreto, nonostante le attese degli uffici del dicastero dello Sviluppo economico, che da tempo avevano approntato il documento e che avevano indicato nella Spagna la best practise da seguire sulla questione.
Eppure, con l’assenso del premier Mario Monti il decreto tanto agognato dalle aziende non è stato neppure discusso. E’ stata approvata una relazione al Parlamento in cui si delineano modalità, tempistica e procedure a partire dal secondo semestre dell’anno per il pagamento. Questo implica che c’è bisogno, prima del varo del decreto, prima di una sorta di preventiva copertura parlamentare e comunque un nuovo governo per poterlo approvare. Campa cavallo? Si vedrà. Eppure una interpretazione più lasca da parte di Bruxelles aveva fatto pensare anche al mondo delle imprese a una accelerazione sul dossier.
Quello che ormai si è deteriorato è il rapporto tra lo Sviluppo economico e il Tesoro. O meglio, tra i vertici del dicastero retto da Passera e il ministero dell’Economia. Ma anche, e soprattutto, tra Passera e Monti.
Le divergenze politiche, in verità, risalgono a mesi fa e si sono acuite in occasione della presentazione della lista Scelta Civica, come Passera spiegò anche in una intervista al Corriere della Sera. Ieri si sono palesati contrasti che difficilmente si ricomporranno.