Siamo di nuovo in campagna elettorale. Le proposte di Grillo, Bersani e Berlusconi per uscire dallo stallo hanno tutte le caratteristiche dei proclami elettorali, in primo luogo la loro manifesta irrealizzabilità.
E’ impensabile che il Pd possa sedere nello stesso Consiglio dei Ministri con chi minaccia marce contro la magistratura, quanto il fatto che il Movimento a 5 stelle possa sostenere un esecutivo guidato da un pezzo di quel “sistema” che si propone di abbattere.
I contorsionismi programmatici del Pd per riuscire ad avere l’appoggio di Grillo sono inutili. Più che educare Grillo alla responsabilità è il PD che rischia di essere “rieducato” e spinto su posizioni populiste.
Mentre assistiamo a questo balletto le forze più responsabili presenti in Parlamento devono riprendere l’iniziativa e presentare una proposta credibile al Paese.
L’unica strada è un “governo di scopo”, per realizzare pochi punti prima di ritornare a votare. Ci vuole un’agenda di buon senso, che non si ponga obiettivi irrealistici.
I punti fondamentali potrebbero essere i seguenti:
1) riforma della legge elettorale con il doppio turno di collegio se si può, con un decorso proporzionale se si deve;
2) taglio dei parlamentari e cambiamento del ruolo del Senato;
3) rifinanziamento (se necessario) degli ammortizzatori sociali che tutti vorremmo cambiare, ma che oggi dobbiamo accontentarci di sostenere;
4) pagamento immediato di una parte dei debiti della pubblica amministrazione, con ogni mezzo possibile.
Su questi quattro punti le principali forze politiche, e forse persino Grillo, potrebbero convergere. Se poi si riuscirà ad arricchire l’agenda in itinere tanto meglio.
Occorre far presto. Oltre il rischio dello spread e quello della possibile vittoria alle prossime elezioni di movimenti antieuropei, la minaccia più immediata è la deindustrializzazione del Paese. Il declassamento dei titoli italiani chiuderà definitivamente i rubinetti delle banche verso il sistema produttivo, mentre le prospettive d’instabilità politica già bloccano ogni investimento, italiano e straniero.
Il punto di non ritorno è davvero vicino. E se per riacquistare la stabilità politica può teoricamente bastare una tornata elettorale, per ricostituire un tessuto produttivo ci vuole, come minimo, una generazione.