Cause seconde. Non tutti forse ricordano di che si tratta. Eppure sono elemento fondamentale nella teologia cristiana. In questi giorni in molti cercano consolazione e rassicurazione in vista del Conclave riponendo una fiducia cieca nello Spirito Santo, “che sceglie il Papa”. Purtroppo però non è così. O meglio, non bisogna essere ciechi, ma anzi mettersi fortemente in ascolto. Insomma, non è lo Spirito Santo che “sceglie” il Papa (altrimenti basterebbe un sorteggio, negazione di tutta la dottrina cristiana sulla responsabilità e il libero arbitrio), ma le cause seconde, in questo caso i cardinali.
Lo Spirito ispira, e lo fa al meglio, per definizione ma anche come dimostra la storia della Chiesa e in particolare il grande valore dei Pontefici dell’ultimo secolo. Ma bisogna porsi nelle condizioni di ascoltare ed accogliere l’ispirazione dello Spirito. Con cause seconde si intende proprio questo: Dio è la causa prima, ma la sua azione pur concreta e tangibile nella storia si svolge attraverso cause seconde, cioè attraverso gli esseri umani e le loro scelte e le loro azioni. Dio ha voluto aver bisogno di noi per concretizzare i suoi progetti, lo ha fatto per lasciarci liberi e in quanto liberi capaci di apprezzare fino in fondo il bello e il buono della vita. In tempo di Quaresima ricordiamo i quaranta giorni di Gesù nel deserto, e una delle tentazioni è stata proprio questa: invitare il Signore ad agire in prima persona, a revocare la libertà degli uomini per assumere direttamente il potere e far sì che le cose “vadano bene”.
Ma Gesù respinge questa tentazione e lascia l’uomo libero di agire, anche di sbagliare e persino di tradire. E il quadro si chiude sulla croce, con l’ultima tentazione (quella vera, non da film): se sei figlio di Dio scendi dalla croce, e in questo modo ancora una volta assumi il potere e costringi l’uomo a riconoscere l’evidenza, privandolo così della libertà di scelta. Ma Gesù ha preferito bere fino in fondo l’amaro calice. E quindi, tornando al punto, i cardinali hanno tutta la piena responsabilità di eleggere il nuovo Papa. Lo Spirito li ispirerà al meglio, e siamo abbastanza certi che anche questa volta avrà la meglio, ma non è stato sempre così, e in teoria potrebbe non esserlo.
Nella storia, di Papi “sbagliati” o inadeguati ce ne sono stati diversi (e ciononostante la Chiesa è sopravvissuta: d’altro canto gli apostoli non erano proprio la crema della crema). Sarebbe facile e popolare fare l’esempio dei Borgia, ma non vogliamo essere superficiali e quindi anche qui scattano dei distinguo. Infatti è difficile oggi da un lato capire il contesto storico in cui si collocavano certe realtà, dall’altra distinguere con analisi storico-critica seria quella che è la realtà da quella che fu la propaganda e la “cattiva stampa” di cui molti Papi hanno sofferto nel passato. Ad esempio della vita privata dei Borgia è difficile farne un esempio di virtù, ma c’è anche un filone critico che relega agli aspetti peggiori a prima del pontificato.
Comunque non è questo il punto: è verosimile che soprattutto intorno all’anno mille ci siano stati Papi molto peggiori dei Borgia. Il punto è che questa scelta ricade sotto la responsabilità di chi la compie, che il mistero della Chiesa come corpo di Cristo va oltre la figura del singolo pontefice. E che – cosa a volte poco compresa – il Papa è autorevole e ispirato in materia di fede, è addirittura infallibile, ma solo quando parla ex cathedra in virtù della sua autorità e in materia di fede: i casi applicati da quando il dogma è stato proclamato nel 1870 si contano sulla punta delle dita di una mano. Tutto ciò per fare chiarezza, e per aspettare con fiducia la conclusione del Conclave, ma senza attenderla con una punta di superstizione e di deresponsabilizzazione. I cardinali non fanno politica, ma non sono nemmeno meri ratificatori. Devono fare una scelta di cui portano la responsabilità. Questo che vale per l’elezione del Pontefice, ma in realtà vale anche per noi cristiani nella vita di tutti i giorni: è un richiamo alla responsabilità. Lo Spirito ci guida, ci illumina e ci sostiene, ma sta a noi assumerci le responsabilità delle scelte e delle azioni.