Sulla rete prima e sui giornali oggi, l’equazione governo-Costa Concordia viene facile.
Il ministro Giulio Terzi (dimostrazione che ci sono casi in cui l’ambasciatore porta pena..) ha l’identikit di Schettino, icona negativa del comandante che scappa dalla nave non curandosi dei passeggeri.
Il ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, con il suo “non scendo dalla barca” ha invece impersonato De Falco, l’uomo che dalla Capitaneria urlava contro l’imorovvida e improvvisata fuga di Schettino.
In questo non simpatico quadretto non trovano posto i vertici istituzionali, il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica (spiace dirlo, in quest’ultimo caso).
Per loro vale l’immagine delle tre scimmiette che non sentono, non vedono e non parlano.
Chi sono le vittime invece è purtroppo chiaro. Siamo noi, i cittadini italiani, intrappolati su una nave che per eccesso doloso di imprudenza è stata fatta schiantare sugli scogli (per fare un inchino all’Europa??). Nel relitto della nave sono rimasti intrappolati due corpi. Non vorremmo che nella metafora questi personaggi fossero interpretati da Girone e Latorre, i due Marò italiani sul cui corpo è stata giocata una partita opaca e ancora tutta da chiarire.