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Un giornalista (anonimo) scrive a Benedetto XVI

Pubblichiamo il messaggio anonimo ricevuto da Bruno Mastroianni, direttore dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei in Italia ed esperto di comunicazione della Chiesa, in coincidenza con la fine del pontificato di Benedetto XVI e apparso sul suo blog.

Caro Benedetto XVI,
hai iniziato il pontificato come “umile operaio” nella vigna del Signore e lo finisci come “semplice pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra”, dandoci una (ultima?) grandissima lezione.

Ti abbiamo chiamato pastore tedesco, panzerkardinal, papa teologo, timido, isolato, abbiamo detto: “non è come il predecessore”. Ti abbiamo accusato, abbiamo commentato ogni tua scelta come se avessimo saputo cosa fosse meglio fare. Ci siamo sbagliati molte volte.

In molti ci siamo anche sforzati di raccontarti nel modo che meritavi ma non era facile con quel clima di concorrenza e di crisi del sistema. Siamo stati spesso superbi, superficiali, increduli. Non ti abbiamo letto fino in fondo, abbiamo fatto titoli avventati. Abbiamo cercato nei tuoi capolavori di catechesi qualcosa ad effetto, qualcosa da “stirare” sui giornali. Ti abbiamo dato del “freddo”, del “debole”, del “malaticcio”. Abbiamo toppato un sacco di volte. Qualche altra ci abbiamo anche preso.

E tu come ci ha ripagato? Come solo un padre sa fare con dei figli adolescenti (questo siamo, soprattutto noi giornalisti) che sa tacere, perdonare, scusare, passare oltre, paziente.

Ora non è più nostro compito occuparci di te. Ora se ne occuperà la Storia. Si inizierà a far luce sull’enorme Papa che sei stato. Si ricomincerà a leggerti senza la foga del take d’agenzia, senza la pressione di trovare qualche notizia. Inizieremo a realizzare che eravamo di fronte a uno dei più grandi Papi degli ultimi secoli.

E la cosa sarà pubblica, si diffonderà, sarà inarrestabile, travolgente. Attraverserà la Chiesa, il mondo, l’umanità intera. Molti riscopriranno il senso del Concilio Vaticano II, l’amore per il catechismo, la fedeltà al Vangelo, al Romano Pontefice. Il rapporto con Gesù, la Verità, il dialogo con Dio, la devozione alla Madonna. Tutte quelle cose che credevamo ormai perse per strada e che invece sono, ora e per il futuro, la vera vita della Chiesa. Torneremo ad avere una grande voglia di confessarci. Torneremo ad avere voglia di innamorarci di Dio, tutti, più che mai. Torneremo a convertirci.

E se a quel punto qualcuno, magari con fare esperto, ancora dirà: “Benedetto XVI non riuscì a fare la riforma della Chiesa”, avrà bucato la più grande notizia della storia. Perché quella riforma è in atto già da un pezzo, si tratterà solo di saperne scorgere i frutti nel futuro. Saremo cronisti abbastanza svegli?

Grazie Benedetto XVI che invece di stare appresso a noi – sempre un po’ succubi dell’ultima attualità – hai rivolto i tuoi sforzi prima di tutto verso il bene dell’umanità e della Chiesa.

un giornalista

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