Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo. Il disastro politico di Pd, Pdl e Scelta civica dopo le prime cinque votazioni ha messo in crisi sia Bersani (che ha dovuto dimettersi) sia Berlusconi (che rischia di dover subire l’elezione di Rodotà, per lui persino peggio dell’odiato Prodi) sia Monti (che ha lanciato senza paracadute la Cancellieri).
Tutti e tre i leader, avendo difficoltà a parlarsi fra loro per evidenti ragioni, hanno scelto di votarsi al Santo civile, protettore della politica italiana, Giorgio Napolitano. Prima Bersani e poi Berlusconi e infine Monti hanno salito le scale del palazzo Quirinale che conduce allo studio del Presidente. “Caro Giorgio, solo tu puoi salvare la situazione. Dicci una parola e noi saremo salvi”.
Questo, chissá, il tenore dell’accorato appello che i tre avranno rivolto al Capo dello Stato chiedendogli la disponibilità ad un bis o, in subordine, un suggerimento sul suo successore.
Il secondo mandato presidenziale sarebbe un fatto eccezionale, nel senso che non ha precedenti nella storia repubblicana. Napolitano però gode di un consenso ampissimo e la sua rielezione sarebbe tutto tranne che un trauma. In alternativa, Napolitano potrebbe dare una indicazione, o due. I nomi che l’attuale Presidente potrebbe sussurare alle orecchie di Bersani, Berlusconi e Monti sono quelli di Giuliano Amato o, in alternativa, Franco Gallo che è presidente della Corte Costituzionale. Quel che è certo è che tutte le preghiere sono rivolte a lui, San Giorgio Napolitano.