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Aria di 1992, ma risparmiateci le bombe

Tante analogie. Allora fu la Lega Nord a sconvolgere il sistema, oggi il mMovimento 5 stelle. Nel 1992, però, il Psi e la Dc avevano i numeri per fare il governo ed eleggere il nuovo capo dello Stato. Oggi il centrosinistra ne è sprovvisto. Allora lo stallo riguardò soprattutto l’elezione del presidente della Repubblica. Le bombe di Capaci e il sacrificio di Giovanni Falcone indussero i partiti a reagire e a trovare un accordo. Salì al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro, appena eletto presidente della Camera, per intuizione di Marco Panella e con la benedizione di Bettino Craxi.
Oggi Bersani sembra spingere per mandare sul colle più alto un presidente a lui vicino, in grado di conferirgli il mandato per il governo o indire al più presto nuove elezioni. Ma nel 1992, nonostante Craxi fosse un suo grande elettore, Scalfaro gli negò il mandato. Dopo aver consultato il pool di Milano, benché il leader socialista non fosse ancora indagato.
Bettino non fece saltare il banco. Indicò a Scalfaro una triade di nomi “non solo in ordine alfabetico: Giuliano Amato, Gianni De Michelis, Claudio Martelli.
Ecco, per sbloccare questo impasse, forse Bersani dovrebbe ispirarsi alla responsabilità che guidò Craxi nel 1992. Rimettersi alle indicazioni del Presidente della Repubblica e indicare dei nomi alternativi per la premiership. Non vorrà mica esser ricordato peggio di Craxi?


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