Serve ulteriore certezza e chiarezza sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Per mettere in sicurezza i conti pubblici, fornire liquidità alle aziende e garantire l’intervento delle banche. E’ quanto si legge in sostanza in una bozza di rapporto al vaglio delle strutture tecniche di alcuni ministeri che seguono il dossier.
La premessa
Non essendoci regole europee e nazionali rigorose sulla contabilizzazione dei debiti commerciali nel debito delle Pubbliche amministrazioni, queste hanno avuto, e in parte hanno ancora, un forte incentivo a eludere i vincoli del patto di stabilità, posticipando il pagamento dei loro debiti e non certificandoli alla scadenza. Le pubbliche amministrazioni, sottolinea un paper che circola sulle scrivanie dei tecnici del ministero dell’Economia e dello Sviluppo, hanno poi fronteggiato il problema delle penalità previste dalla legge mediante accordi transattivi con i vari creditori, fondati sul ricatto implicito di ulteriori dilazioni nei pagamenti stessi nei confronti di chi non accettasse la proposta di simili accordi.
Gli strumenti, previsti dal Governo Monti, e lo stesso inasprimento delle penalità di ritardato
pagamento non hanno risolto il problema, sottolinea la bozza di appunto elaborato da esperti e analisti tra cui l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia, Giorgio Macciotta, e il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini.
Una soluzione più radicale
Secondo Bassanini e Macciotta è necessario adottare una soluzione più radicale rispetto agli strumenti approntati anche negli scorsi giorni dal governo: prevedere naturalmente che i debiti commerciali, non tempestivamente contestati, debbano essere liquidati entro il termine di legge, come già stabilito; ma prevedere anche che, quando essi non sono stati liquidati, debbano comunque essere certificati e computati nel debito pubblico (e nel Patto di stabilità interno), al momento della scadenza, imponendo adeguate sanzioni per chiunque non rispetti questi obblighi amministrativi e contabili.
La possibile reazione dei mercati
E se aumenta il debito pubblico con il saldo dei crediti vantati dalle aziende? A queste preoccupazioni, i tecnici autori dell’appunto al quale avrebbe lavorato anche l’economista Marcello Messori, rispondono in sostanza in questo modo: sui mercati internazionali, il conseguente aumento contabile dello stock del debito pubblico italiano non dovrebbe provocare eccessive tensioni. Questo perché il debito è in buona parte già scontato, specialmente dopo la pubblicazione della stima di Bankitalia (91 miliardi di euro). E comunque l’emersione potrebbe essere compensata dal segnale di maggior pulizia dei conti pubblici.
Le eventuali richieste di Bruxelles
A Bruxelles, questa scelta italiana di trasparenza potrebbe essere accompagnata da tre richieste, auspicano gli autori del paper che è al vaglio delle strutture ministeriali. Primo: l’inclusione nel bilancio pubblico di tutti gli Stati membri dei debiti della pubblica amministrazione scaduti o in scadenza, mediante una modifica delle regole Eurostat. Secondo: l’esclusione dal bilancio pubblico di tutti gli Stati membri di quella parte delle spese per investimenti pubblici che sono cofinanziati dalla Ue o dalla Bei. Terzo: un’attuazione-pilota immediata di questa forma parziale di golden rule al bilancio pubblico italiano.
La spesa per investimento
Diversamente si pone il problema dal lato dell’indebitamento netto delle Pubbliche amministrazioni, dove vige il limite massimo del 3% annuale. Pare accertato che i pagamenti, relativi a spese di parte corrente, non incidono sul deficit dell’anno in corso se relativi a fatture scadute negli anni precedenti. Questo non vale però per i pagamenti relativi alle spese di investimento, che incidono sull’indebitamento netto dell’anno in corso anche se riferite a periodi precedenti, si sosterrebbe nel paper.
No alla compensazione crediti/imposte
Secondo il paper, vanno valutate e delimitate anche alcune delle proposte sul tappeto. Per il pagamento di debiti pregressi, la compensazione crediti/imposte andrebbe esclusa o abbassata al minimo: incidendo comunque sulle entrate, aumenterebbe il deficit dell’anno in corso.
Le proposte
Ecco in particolare alcuni dei consigli contenuti nell’appunto al quale hanno lavorato Bassanini, Macciotta e Micossi:
– disporre che i “limiti massimi” di indebitamento imposti dal Patto di stabilità interno a ciascuna amministrazione pubblica siano aumentati per un periodo di tempo con un percorso di “rientro” previsto in circa 10 anni.
– prevedere un adeguato meccanismo di garanzia sussidiaria dello Stato sui crediti certificati acquistati dalle banche o da società di factoring.
– concedere alle banche, che non intendono procedere alla ristrutturazione ai tassi stabiliti, il diritto di cedere alla Cassa depositi e prestiti i crediti da ristrutturare.