Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi del gruppo Class Editori.
Matteo Renzi, provocando il risentimento della nomenklatura piddina, aveva minacciato di rottamare i ferri vecchi del partito di estrazione Pci e transumati dalla sinistra Dc, per consentire al nuovo Pd di poter respirare aria nuova. Di fatto invece, la rottamazione del Pd è stata realizzata da uno che doveva essere rottamato, cioè dal segretario Pier Luigi Bersani che, organizzando le parlamentarie tra Natale e Capodanno e blindandole contro chi volesse introdurre figure nuove magari con un lungo curriculum o gavetta negli enti locali, ha finito per portare in Parlamento almeno 150 neofiti, privi di esperienza e uniti dalla comune vocazione antiberlusconiana, che non significa l’ostilità a Berlusconi, che è del tutto legittima, ma l’attitudine, completamente deleteria, di vedere nel dissenziente un nemico.
Se l’antiberlusconismo fosse solo l’allergia politica a Berlusconi, vorrà dire che, una volta tolto dai piedi Berlusconi (in questo, almeno, l’anagrafe dovrebbe aiutare), i neoparlamentari Pd più oltranzisti non riterranno più, per esempio, che coloro che sono fuori dallo steccato del partito sono degli infedeli o che una eventuale «grande coalizione» sia necessariamente un abominevole inciucio. Invece essi, allevati in una scuola di contrapposizione manichea, troveranno subito un eventuale sostituto da caricare di tutte le ignominie e con il quale, per definizione, non sarà possibile «nemmeno andare a prendere una tazzina di caffè al bar dell’angolo».
Di fatto, se si analizzano i loro comportamenti in parlamento in occasione delle votazioni del candidato del loro partito alla presidenza della Repubblica, essi, pur essendosi presentati all’elettorato come diversi dai grillini, una volta eletti, si sono mossi come dei grillini portati dentro le mura del Pd dal cavallo di Troia allestito da Bersani e dai suoi amici del tortello magico. I grillini con la casacca del Pd non sentono la disciplina di partito, non tengono conto degli effetti di lungo periodo delle loro decisioni emotive. Purtroppo essi, con le parlamentarie e soprattutto con il listino che Bersani e i suoi amici si sono tenuti ben stretto, assomigliano a quei molossi che i familiari dicono essere così buoni ma che poi, non si sa perché, in un pomeriggio di sole, divorano il capofamiglia.