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Bersani e Renzi, l’incoerenza regna nel Pd

C’era una volta un segretario del Pd che rincorreva il Movimento 5 Stelle per formare un governo di cambiamento ad alto tasso di grillismo. Ora c’è un segretario del Pd che, per il Quirinale, abbandona il cambiamento a 5 stelle, rigorosamente anti Casta, e concorda con il tanto vituperato Silvio Berlusconi un nome comune per il Quirinale: Franco Marini.

C’era una volta anche un aspirante leader del Pd e dell’Italia, molto rottamatore, che ringhiava contro la pretesa di autosufficienza del segretario del Pd che guardava solo a sinistra per formare l’esecutivo di cambiamento snobbando centro e destra. Ora lo stesso aspirante leader si dimena non solo in tv additando come una sorta di inciucio l’intesa di massima tra Pd e Pdl su Marini come successore di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica.

Certo, si può dire che le partite del governo e del Quirinale sono diverse e quindi differenti possono essere anche le tattiche. Ma Quirinale e governo, vista anche la situazione politica, si tengono, eccome se si tengono.

Ma evidentemente la coerenza non regna in un Pd sempre più sull’orlo della scissione.


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