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Ecco le (poche) piste sugli attentati terroristici a Boston

“Ancora non sappiamo chi lo ha fatto né perché”, ha detto ieri Barack Obama dalla Casa Bianca. Un messaggio stringato ma necessario dopo le esplosioni che hanno sconvolto Boston e hanno fatto tornare la paura negli Stati Uniti e nel mondo.

Il capo della polizia di Boston, Edward Davis, ha detto che al momento non ci sono arresti. “Le informazioni uscite su alcuni media non sono vere”, ha dichiarato al giornale locale Boston Globe.

La pista saudita

La stampa americana ha parlato di una possibile pista saudita. Secondo il New York Post, un giovane saudita di 20 anni è stato fermato dalla polizia ieri nel luogo dell’attacco alla Maratona di Boston. L’uomo è stato interrogato dall’Fbi e dalla polizia di Boston in un ospedale. Aveva delle ferite alle gambe.

Dopo, agenti federali sono entrati in un appartamento dell’uomo a Revere nel Massachusetts. Non si sa ancora se l’uomo abbia attivato le bombe. “Pensavo che ci sarebbe stata una seconda bomba. Ci sono morti?”, avrebbe chiesto alla polizia, secondo il giornale.

Secondo la CBS News, l’uomo invece sarebbe stato inizialmente fermato dalle persone che erano presenti sul luogo dell’esplosione.

Un rapporto dell’amministrazione americana spiegava le singole entità che esistono a dispetto della sostanziale destrutturazione di Al Qaeda. Sono piccoli gruppi, di tre o quattro persone, che non sono collegati all’organizzazione ma agiscono in modo autonomo. Ispirati a loro.

La pista della destra (locale) radicale

I Hate Groups, la destra radicale di Boston, è nel mirino delle autorità. La città e la data (la Giornata del Patriota, il 15 aprile) aumentano i sospetti. Altri report hanno denunciato la crescita di questi gruppi estremisti e le loro minacce. Come ricorda Panorama.it, “la strage di Oklahoma City (il 19 aprile del 1995) era stata perpetrata da Timothy Mc Veight e da un paio di complici; l’attentato alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 (due morti) era stata opera invece di Erich Robert Rudolph, che voleva colpire ‘gli ideali del socialismo globale’ rappresentati dalle Olimpiadi e ‘supportati dal governo di Washington’”.

False flag?

Secondo il sito Business Insider, durante una conferenza stampa, un giornalista ha chiesto al governatore del Massachusetts Deval Patrick perché erano presenti persone che richiamavano alla calma al momento di un’esplosione, quando questa non era ancora avvenuta?. “Si tratta di un altro ‘false flag’ per condizionare le libertà civili in nome della sicurezza nazionale?”, ha chiesto il giornalista.

“False flag”, o falsa bandiera, è un termine che fa riferimento agli attacchi o tattiche segrete condotte generalmente da governi, servizi segreti e agenzie d’intelligence, che servono come pretesto per altre azioni. Il governatore ha risposto alla provocazione: “No. Un’altra domanda?”.

Gli effetti politici dell’attentato a Boston

La proposta bipartisan di riforma migratoria, programmata per essere presentata questa settimana a Washington, potrebbe essere posticipata a un tempo indefinito dopo gli attacchi a Boston, secondo il New York Times.

Le diverse ipotesi sugli autori degli attentati vanno dal terrorismo interno come a quello internazionale. Dopo questo attentato, alcuni analisti considerano che Obama dovrà concentrarsi sulla sicurezza nazionale e sulla persecuzione dei terroristi.

Dall’11 settembre del 2001, nessun atto terroristico aveva sconvolto l’America. Nel 2009 c’era stata la strage di Fort Hood, dove 14 soldati sono stati uccisi in un raid della Cia in Yemen. Poi ci sono stati alcuni attentati falliti come l’autobomba di Times Square, l’aereo della Delta – Northwest Airlines e diverse allarmi. Ma nulla è accaduto. Impossibile dimenticare gli attentati alle Torri Gemelle a New York ma gli Stati Uniti avevo superato lo stato permanente di vulnerabilità.

Nelle prossime ore il governo, l’Fbi e le autorità diranno quale è la pista che seguono. Intanto, gli americano restano fermi e solidali contro l’odio e il terrore, come sempre. Il gruppo Muse ieri sera al concerto a Madison Square Garden ha intonato le note dell’inno nazionale. “Questo è per Boston!”.

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