L’economia europea sprofonda e Bruxelles lancia l’allarme, in primis su Spagna e Slovenia. Ma ai mercati finanziari il messaggio non è arrivato, o meglio, le aspettative sull’andamento dell’eurozona sono state già scontate. Ma guai a tirare sospiri di sollievo in giro per i palazzi europei del potere. A dire che non c’è pace è il direttore del Fondo monetario internazionale, la personal trainer dell’austerità che punzecchia chi a correre, non per pigrizia, non ce la fa davvero più. E a sentire Washington, se fino a qualche fa eravamo nella fase della quiete dopo la tempesta, ora siamo in quella che ne precede un’altra.
La situazione spagnola
La Commissione europea non lascia spazio alle speranze. La Spagna è tra gli Stati in condizioni peggiori in Europa, con una forte recessione acuita da un tasso di disoccupazione che tocca il 25%. La riduzione dell’indebitamento, correlata a condizioni turbolente nell’accesso ai mercati finanziari restano una “minaccia tangibile”, ha sottolineato Bruxelles. Nonostante l’attuazione del processo di spending review e la profonda ristrutturazione del settore bancario, parte del salvataggio del sistema finanziario da 41,3 miliardi di euro, il lavoro del Paese è “incompleto”.
La crisi della Slovenia
La Slovenia, la cui economia rappresenta solo lo 0,4% di quella dell’eurozona, è stata citata come la Spagna per “squilibri eccessivi”, il giorno dopo che il premier Alenka Bratusek aveva cercato di mettere a tacere le voci secondo cui la Slovenia sarebbe stato il sesto paese dell’eurozona a richiedere un salvataggio, sottolinea il Wall Street Journal. “E’ sempre più difficile accedere al credito e l’interazione tra un sistema bancario debole e l’esposizione ai titoli statali si è intensificata”, spiega la Commissione. “Lo Stato di fatto è diventato la prima fonte di capitali”. Bruxelles ha sottolineato che la riduzione dell’indebitamento bancario abbinata ad una doppia ricaduta economica stanno impedendo alle società di crescere e mettono a serio rischio i bilanci degli istituti di credito. Il Pil del Paese è diminuito del 2% nel 2012.
La disoccupazione europea e la svalutazione interna
Ma è lo stato del mercato del lavoro interno all’Unione europea a preoccupare la Commissione e la Bce. “Secondo varie stime, sia il tasso di disoccupazione strutturale sia l’unemployment gap sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013”. Ad affermarlo è la Bce nel bollettino mensile di aprile. ”La crisi economica e finanziaria – rileva l’Istituto di Francoforte – continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro. Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti”. Il tasso di disoccupazione aggregato per l’area dell’euro, osserva la Bce, è aumentato da una media annuale del 7,6% nel 2007 all’11,4% nel 2012. E mentre il costo orario del lavoro è crollato nel 2012 in Grecia, Spagna e Portogallo, continuando invece ad aumentare in Germania, Francia, Austria e Finlandia
I timori di Lagarde
Ma mentre sui mercati finanziari ci sono segnali di progresso, qualcuno teme che il recente allentamento della tensione sui titoli di Stato possa avere effetti distorsivi sull’azione di governo dei singoli Paesi membri. “Quello di cui ho paura è che con la situazione finanziaria che migliora, i politici tenderanno a rilassarsi, portando sì avanti i programmi di risanamento, ma con meno determinazione”, ha spiegato il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde alla Cbs.
Lo spread
Come gli accaduto ieri, il differenziale dei tassi di interesse tra Btp decennali dell’Italia e Bund tedeschi, lo spread torna al di sotto della soglia psicologica dei 300 punti base, ossia tre punti percentuali pieni. Lo spread è sceso fino a 298 punti base, dopo che ieri aveva chiuso a quota 301.