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Caro Letta, la melassa ci salverà?

D’accordo, nei discorsi come quello di oggi è prassi essere avari di numeri. Bisogna delineare strategie, annunciare priorità, indicare direzioni di marcia.

Però proprio la serietà che caratterizza il pensiero e l’azione del premier Enrico Letta avrebbe suggerito, se non l’indicazione di qualche cifra su riduzioni di imposte o di maggiore spesa necessaria per le misure annunciate, una maggiore cautela nell’ottimismo della volontà.

Non che il presidente del Consiglio non abbia riconosciuto che la situazione economica sia grave, anzi. Ma il messaggio complessivo è apparso più bonario e semplicistico rispetto forse alle stesse intenzioni di Letta.

L’abilità (di scuola democristiana, direbbe qualcuno) del presidente del Consiglio è stata indubbia.

Ha berlusconianamente annunciato lo stop a giugno del pagamento dell’Imu sulla prima casa (stima del Sole 24 Ore: 4 miliardi) e il rinvio dell’aumento delle aliquote Iva.

Ha dato l’onore delle armi a Monti per il rigore premessa della crescita.

Ha ringraziato calorosamente Pierluigi Bersani.

Ha rincuorato il Pd promettendo di risolvere la questione degli esodati.

Ha ricordato a tutti che tenterà di alleviare per quanto possibile la tassazione sulle famiglie bisognose e di ridurre le imposte sul lavoro, specie per i giovani da assumere.

Ha grillinamente fatto cenno alla rivisitazione del finanziamento pubblico annunciando pure il divieto di cumulo per i ministri dell’indennità per chi è parlamentare e strizzando l’occhio al reddito minimo garantito.

Di tutto, di più. Come un Berlusconi. O un Veltroni. De gustibus.

Nessun cenno chiaro, invece, sulla manovra prossima ventura sul rifinanziamento indispensabile della Cassa integrazione guadagni e delle missioni internazionali all’estero.

Così, volendo fare i ragionieri, si potrebbe dire che si è evitato di ricordare o stimare l’ammontare delle coperture finanziarie necessarie a legislazione vigente, e si è evitato di indicare le coperture finanziarie per le maggiori spese e le minori entrate annunciate.

Certo, si può anche abolire la Ragioneria generale dello Stato! Ma non si sa se la tanto amata e venerata Europa condividerà…

Comunque: diamo fiducia a Letta e al suo governo. Che conta, per trovare risorse, a ricontrattare i patti europei. Ci riuscirà questa volta, finalmente, l’abile ministro montiano Enzo Moavero?

L’ultima parola, ovviamente, spetta alla Merkel, che domani incontrerà Letta.

Ma con le elezioni in Germania a settembre, meglio non esagerare in speranze e sogni.



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