Romano Prodi vs. Anna Maria Cancellieri, dunque. È questa la sfida che si profila in vista della quarta votazione oggi pomeriggio alla Camera, quella a partire dalla quale basterà la maggioranza semplice, 504 voti, per essere eletti.
Ma chi sarà tra il Professore e il ministro uscente dell’Interno il prossimo presidente della Repubblica?
Passiamo in rassegna i principali schieramenti.
Dopo l’esplosione su Franco Marini, questa mattina il Pd si è ricompattato su Prodi, votato all’unanimità e con applauso finale dall’assemblea dei grandi elettori. Sarà l’ex presidente del Consiglio che ha battuto due volte Silvio Berlusconi “l’aria nuova” di cui ha parlato ieri sera Pier Luigi Bersani, una figura su cui da sempre ha puntato anche Matteo Renzi.
Sul suo nome, torna a allinearsi con il Pd anche Sel. Dopo il “tradimento” con la scelta di votare il candidato a 5 Stelle Stefano Rodotà di ieri al posto di Marini, Nichi Vendola ha assicurato il suo sostegno al Professore che aveva difeso anche nei giorni scorsi, definendo “intollerabile” la sua esclusione dalla corsa al Quirinale.
Il centrosinistra unito arriva a quota 496, non abbastanza per passare. Manca una manciata di voti che potrebbe arrivare dal Movimento 5 Stelle. Stefano Rodotà sembra infatti vicino alla rinuncia e anche se il capogruppo al Senato Vito Crimi ha assicurato che se questo dovesse verificarsi, i 162 grandi elettori a 5 Stelle voteranno il quarto classificato dopo Milena Gabanelli, Gino Strada e Rodotà appunto cioè Gustavo Zagrebelsky. Anche se Prodi è in classifica in realtà, all’ottavo posto e quindi potrebbero essere in molti tra i grilllini a votare per lui nel segreto dell’urna.
Che farà il Pdl per evitare Prodi e “la fuga in massa all’estero” prospettata da Silvio Berlusconi in caso di sua elezione? L’idea che sembra prendere forza, lanciata da Renato Brunetta, è quella di votare il candidato proposto da Scelta Civica, Anna Maria Cancellieri appunto. Anche la Lega è decisa sul no a Prodi, come sintetizza in una battuta Roberto Calderoli: “Prodi? Posso votare anche un salumiere ma non un salume…”. Ma anche se tutti i 270 voti del centrodestra uniti ai 69 di Scelta Civica dovessero convergere sul ministro tecnico, il quorum necessario sarebbe comunque lontano. Tanto più che, secondo alcuni indiscrezioni non confermate, il ministro Andrea Riccardi, esponente di punta di Scelta Civica, medita di votare Prodi.