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La Cina punisce David Cameron per l’incontro con il Dalai Lama

David Cameron è stato punito dalla Cina per l’incontro dello scorso maggio con il Dalai Lama. Secondo quanto scrive il Guardian alla base della decisione del premier britannico di rinunciare a un previsto viaggio nella Repubblica popolare all’inizio di questo mese c’è il risentimento di Pechino per il colloquio con il leader spirituale tibetano. Per questo Cameron si sarebbe visti preclusi alcuni incontri di alto livello che di solito sono concessi ai leader dei Paesi del G8.

Bisognerà quindi attendere l’autunno per la prossima visita del premier britannico oltre la Muraglia, dopo il primo e finora unico viaggio due anni fa da capo del governo di Londra. All’inizio si è cercata la spiegazione delle difficoltà a organizzare la visita nel processo di transizione al vertice della Repubblica popolare, che si è concluso a marzo.

Sul piano interno non sfugge alla stampa britannica che la rinuncia di Cameron arriva nei giorni della visita in Cina del presidente francese Francois Hollande, durante la quale Parigi e Pechino hanno firmato 18 accordi di cui uno sul nucleare e uno per la fornitura di 60 Airbus dal valore di circa 8 miliardi di dollari.

Non sono certo mancate divergenze, ha ricordato anche dalla stampa cinese, in particolare sulla tutela dei diritti umani o con la sottolineatura di Xi Jinping sulla necessità che la Francia rispetti gli interessi cinesi nonostante le differenze nel sistema politico.

Tornado in Gran Bretagna da un viaggio in Cina proprio negli stessi giorni il laburista, ministro ombra degli Esteri, Douglas Alexander ha invece spiegato al Guardian che, a suo avviso, era chiaro l’interesse cinese per la visita del presidente francese e per il suo seguito di imprenditori e dirigenti di grandi società.

Contro il premier britannico ha influito quello che nel 2010 uno studio dell’università tedesca di Gotinga definì effetto Dalai Lama, ossia le ripercussioni in negativo sugli scambi commerciali tra la Cina e i Paesi i cui leader avevano ricevuto in visita il leader spirituale, inviso a Pechino per le campagna a favore di una maggiore autonomia e libertà religiosa e contro l’occupazione cinese del Tibet, contro cui già oltre 110 i tibetani hanno scelto di auto-immolarsi come forma estrema di protesta. Forme di boicottaggio usate anche in altre occasioni da Pechino. È il caso della Norvegia per l’assegnazione del premio Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo, che compromise i rapporti tra Pechino e Oslo, ora nuovamente in via di riavvicinamento con le ambizioni cinesi nel controllo e nello sfruttamento delle rotte e delle riserve naturali dell’Artico.


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