Inchiesta Altroconsumo: il conto corrente base, che per legge deve offrire servizi basilari a fronte di un canone azzerato, è praticamente impossibile da trovare.
Benché i conti corrente siano servizi bancari molto diffusi e richiesti tra i consumatori non tutti conoscono le varie possibilità e tipologie di conti messi a disposizione dagli istituti al fine di assecondare le richieste e le necessità di tutte le tipologie di cittadini. Che si tratti di operatività, home banking o servizi aggiuntivi come le carte di credito ogni consumatore può trovare ciò che desidera mettendo i conti corrente più convenienti a confronto tra quelli delle principali banche.
Il conto corrente base è introvabile in Italia: Altroconsumo è giunta a questa conclusione dopo aver svolto un’inchiesta sulle banche italiane, sia recandosi agli sportelli fisici che navigando online sui siti degli istituti. Di cosa si tratta? Il conto base è stato introdotto con una legge dal governo Monti nel 2012: è un conto “low cost”, pensato per consentire al cittadino di avere servizi basilari – l’accredito dello stipendio o della pensione – pagando un esiguo canone unico (nella maggior parte dei casi pari a zero), comprensivo di tutte le spese.
L’Associazione dei consumatori ha inviato una finta precaria con contratto da 1000 euro al mese e un affitto di 300 in giro per quattro banche a Roma e a Milano. Semplicissime le sue esigenze: l’accredito dello stipendio, il pagamento dell’affitto con bonifico una volta al mese, un bancomat e la domiciliazione delle bollette. Non è compreso nel pacchetto però nessun libretto degli assegni, né carta di credito né conto deposito o altro servizio aggiuntivo. Ebbene, nessuna delle banche visitate ha offerto alla precaria quello che cercava (e a cui avrebbe diritto per legge): tutte hanno proposto conti più costosi.
Una contraddizione, nei fatti, al decreto Salva Italia, per il quale dal 1 giugno 2012 ogni istituto bancario deve offrire obbligatoriamente il conto base ai cittadini economicamente svantaggiati e ai pensionati con rendita massima fino a 1.500 euro al mese (Isee annuo minore di 7500 euro). Il canone dovrebbe essere unico e non prevedere spese aggiuntive per le operazioni, oltre a non consentire il rosso. Dall’altra parte, non offrirebbe all’utente interessi sulle somme depositate.
Ma allo sportello, questa tipologia di conto sembra non esistere. E per di più, le banche “giocano a nascondino” anche sui loro siti web, accusa Altroconsumo: online il conto c’è, ma nascosto nelle pagine interne del sito, nei documenti di trasparenza, e non certo in evidenza come sollecitato da Bankitalia nell’agosto scorso.
“Siamo lontani dallo spirito della legge – è il commento dell’associazione – che è di far entrare nei circuiti finanziari anche chi fino a oggi non riteneva opportuno avere un conto in banca considerandolo troppo costoso”. Altroconsumo, infine, si scaglia anche contro i costi di questa tipologia di conto. Oltre ad essere introvabile, esso fa pagare ai correntisti un prezzo troppo alto relativamente ai semplici servizi offerti: le tariffe dei principali istituti arrivano anche a 72 e 90 euro all’anno.