Che Franco Marini sia persona “rispettata” e “degnissima” sono d’accordo. Ma ancora una volta Corriere della Sera e Repubblica si dividono nel giudicare le scelte del Partito Democratico e più in generale della politica.
I due principali quotidiani italiani avevano già espresso posizioni opposte sulll’ipotesi di larghe intese, auspicata da Giorgio Napolitano. Ora è l’intesa sul nome dell’ex sindacalista della Cisl a distanziarli.
Lo vediamo nei due commenti dedicati all’argomento ospitati in prima pagina.
Un passo in avanti
Massimo Franco sul Corriere della Sera saluta l’accordo su Marini come “un passo in avanti”: “Se le dinamiche che si sono messe in moto porteranno realmente a un candidato il più possibile condiviso, sarebbe un passo avanti. E se aiuteranno a creare una qualche maggioranza parlamentare, quella sfuggita a Pier Luigi Bersani per i veti di Grillo e l’ostinazione a non riconoscere una vittoria a metà, sarebbe un altro progresso”.
Marini, scrive ancora Franco, “sarebbe l’elemento di equilibrio e l’estrema trincea di un sistema che si sente minacciato; e che dalle elezioni di febbraio ha incassato con fastidio crescente le provocazioni, le minacce e i rifiuti sprezzanti dell’ex comico Beppe Grillo”. Ma la quadratura del cerchio per il notista politico è un’ipotesi “plausibile ma non sicura” soprattutto a causa delle tensioni che si avvertono nel Pd.
Nelle mani di Berlusconi
Critico nei confronti di Pier Luigi Bersani è il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini: “Con una sorprendente rinuncia all’esercizio della leadership, ha inopinatamente consegnato la decisione finale nelle mani di Berlusconi, sottoponendogli non un nome, ma una rosa. Così il Cavaliere ha potuto scegliere la soluzione per lui più vantaggiosa, lucrando una golden share sul settennato impropria e immeritata rispetto ai numeri e ai rapporti di forza tra i due poli”.
Secondo Giannini, il metodo seguito dal segretario è “sbagliato” perché “tradisce le attese che il segretario del Pd aveva alimentato parlando di una ‘carta a sorpresa’ sul modello Boldrini-Grasso alla Camera e al Senato. Sul Quirinale è invece tornata la vecchia logica”.
E sembra dare ragione a Matteo Renzi quando, messe in chiaro le indubbie qualità di Marini (“La sua storia personale parla per lui”), fa notare però: “Non si può certo dire che Marini sia una risposta alla domanda di futuro che sale dall’Italia e che ispira il ‘Pd possibile’ sognato dal sindaco di Firenze”.