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Gli effetti del pagamento dei debiti della Pa? Chiedetelo alle banche

Uno dei fattori che hanno guidato la costruzione dello scenario macroeconomico da parte del Governo è rappresentato dagli effetti del provvedimento di sblocco dei pagamenti dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione. Ad analizzare gli effetti e il ruolo del sistema bancario dopo il decreto del governo Monti è lo studio di Congiuntura ref., il periodico diretto dal macroeconomista Fedele De Novellis.

L’effetto sul Pil

“L’effetto atteso dal Governo – si legge –  è difatti significativo, e pari a due decimi percentuali nel 2013 (quando porta la crescita dal -1.5 al -1.3%) e a ben sette decimi nel 2014 (anno in cui sposta la variazione annua del Pil dallo 0.6 all’1.3%). L’effetto del provvedimento interessa naturalmente soprattutto le imprese e solo in seconda battuta si ripercuote sulle famiglie”.

Gli effetti contabili

Dal punto di vista degli effetti di questa misura sulla crescita, “si noti che il meccanismo di
trasmissione non è legato all’effetto della spesa pubblica, in quanto l’attività economica legata
a quella spesa (che si tratti dell’erogazione di un servizio o dell’acquisto di un bene da parte
di enti pubblici) è già avvenuta a prescindere dal fatto che il pagamento debba ancora essere
effettuato; lo stesso vale, nel caso della spesa corrente, per gli effetti sul saldo della Pa: essendo la spesa corrente registrata nei conti pubblici con il criterio della competenza, la spesa relativa ai ritardati pagamenti sarebbe di fatto già stata registrata nei conti degli anni passati, e quindi non inciderà sul saldo del biennio 2013-2014 in cui dovrebbero avvenire i pagamenti. Questo meccanismo legato al saldo non vale però per gli investimenti che dal punto di vista dei conti nazionali sono contabilizzati per cassa: al momento del pagamento dovrebbe emergere di fatto il relativo defi cit, che difatti aumenta di mezzo punto di Pil rispetto al tendenziale di 2.4 nel 2013, portandosi al 2.9”, prosegue.

I pagamenti per spesa eccessiva

Lo studio di Congiuntura ref. sottolinea che non bisogna escludere “che parte di questi ritardati pagamenti si riferisca a spesa pubblica che è stata effettuata in eccedenza rispetto alla capacità di spesa da parte, ad esempio, di enti locali o Asl e che non sarebbe eventualmente stata neanche contabilizzata nell’indebitamento netto. Questo è possibile se nel bilancio dell’ente vi è stata una sopravvalutazione delle entrate proprie future o se si sono contratti veri e propri debiti fuori bilancio. Il provvedimento di  sblocco dei pagamenti acquisirebbe pertanto di fatto le caratteristiche di una sorta di “condono”. In ogni caso questo non cambia la sostanza degli effetti sul Pil”.

Il nodo del mercato del credito

La valutazione degli effetti del provvedimento sulla crescita “è comunque relativamente controversa. Se il mercato del credito funziona, l’effetto del ritardo nei tempi di pagamento sulla
crescita dovrebbe essere praticamente nullo, così come l’anticipo. Le cose possono però essere
diverse in una fase di razionamento del credito all’economia”, si osserva.

I vincoli di liquidità

“Il meccanismo attraverso cui i 40 miliardi si riversano sulla crescita dovrebbe essere invece
quello per cui l’arrivo del pagamento mette in moto domanda che altrimenti non si sarebbe manifestata in assenza di liquidità per finanziare tale spesa; si tratta dunque di un passaggio
importante, dato che nella fase attuale la spesa delle imprese è frenata da effettivi vincoli di liquidità”, conclude l’analisi.

 

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