Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Luisa Leone comparso sul quotidiano MF – Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi.
Il via libera del Consiglio dei ministri al decreto per il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione è una notizia attesa, anzi agognata, benché si tratti del classico cippino che serve a turare le prime falle ma che non è certo risolutivo. Anche perché il tranello è dietro l’angolo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il Cdm dovrebbe decidere anche dove andare a pescare i denari necessari a finanziare i maggiori interessi sul debito che il decreto genererà. E secondo indiscrezioni la proposta è di trovare la copertura tagliando in maniera lineare la spesa in conto capitale, ovvero il Fondo per lo sviluppo e la coesione e il Fondo infrastrutture, cioè quelli che finanziano o cofinanziano le grandi opere.
Se questa linea dovesse passare i tagli, per 800 milioni complessivi, potrebbero incidere anche sulle opere per le quali i finanziamenti sono già stati assegnati, come il Terzo valico dei Giovi, il Mose e tutte quelle altre infrastrutture, anche minori, realizzate grazie ai contributi pubblici. Non certo una bella notizia per le imprese di costruzione, che sono tra quelle più in difficoltà a causa della crisi, visto che questa ulteriore sforbiciata rischia seriamente di bloccare i cantieri.
Consapevole di questo pericolo, e per niente convinto che lo sblocco dei debiti della pa debba andare a discapito di un’altra forma di sviluppo come le infrastrutture, il ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera sarebbe pronto a osteggiare duramente questa linea in Consiglio dei ministri e non è detto che alla fine non possa spuntarla.
Nella bozza di decreto circolata è contenuta però anche un’altra cattiva notizia, ovvero la possibilità di reperire parte delle risorse per il pagamento dei debiti arretrati attraverso un anticipo a quest’anno della maggiorazione dell’addizionale regionale Irpef prevista dal 2014. Anche su questo punto non sarebbe stata ancora detta l’ultima parola, ma l’ipotesi non è certo rincuorante. Intanto l’iter procede dopo che Camera e Senato hanno dato il loro via libera, con una risoluzione che autorizza il governo a procedere con la modifica dei saldi di finanza pubblica, portando la previsione del rapporto deficit/pil al 2,9% nel 2013 (lo 0,5% più del previsto). In particolare i parlamentari hanno impegnato il governo ad accordare priorità ai pagamenti di quelle aziende che “non hanno ancora ceduto pro soluto al sistema creditizio” e a “monitorare il rispetto degli adempimenti da parte delle amministrazioni beneficiarie, sanzionandone l’inerzia e inserendo elementi cogenti per rendere obbligatoria, da parte dell’amministrazione, l’adesione al piano straordinario di pagamento dei debiti commerciali”.
Inoltre la risoluzione chiede, su insistenza del Movimento 5 Stelle, che il decreto sui rimborsi verifichi “la fattibilità di schemi di compensazione con debiti tributari”. La bozza del provvedimento prevede che il piano di rimborsi venga finanziato tramite l’emissione di nuovi titoli di debito pubblico e che i pagamenti diano priorità alle imprese, privilegiando le fatture più vecchie, e poi alle banche. Ancora il dl permette l’allentamento del Patto di stabilità interno, per dare immediata liquidità a Regioni ed Enti locali, l’istituzione di un fondo (2 miliardi nel 2013 e nel 2014) per assicurare la liquidità alle amministrazioni locali con scarse risorse in cassa, un fondo (3 miliardi quest’anno e 5 miliardi nel 2014) per le Regioni e alle Province autonome per pagamenti dei debiti “diversi da quelli finanziari e sanitari” e l’anticipazione di liquidità per i pagamenti sanitari fino a 5 miliardi nel 2013 e 9 nel 2014. Il riparto di queste somme sarà stabilito “con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con la Conferenza Stato-regioni, da emanare entro il 10 maggio 2013”.
Infine il decreto sblocca debiti impone l’obbligo per tutte le amministrazioni di registrarsi sulla piattaforma del Tesoro per la gestione online del rilascio delle certificazioni, entro 20 giorni dall’entrata in vigore del decreto, pena una multa ai dirigenti responsabili di 100 euro per ogni giorno di ritardo.