Nel corso del 2011 il Governo italiano ha riconsiderato la decisione di riprendere le attività di produzione di energia elettrica mediante tecnologia nucleare. Rimane però tuttora in vigore la disciplina riguardante la localizzazione e la realizzazione del sito di smaltimento dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato.
Il tema del decommissioning
La questione dello smaltimento dei rifiuti radioattivi in Italia secondo il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli è un tema che si ripropone costantemente, e sempre con maggiore urgenza. Lo smantellamento definitivo (decommissioning) delle centrali nucleari realizzate in Italia negli anni ’60 e ’80 sta infatti progredendo, e si prevede che nei prossimi anni anche il combustibile nucleare attualmente residente all’estero per la fase di riprocessamento torni in Italia. Diventa quindi sempre più impellente portare a termine le attività di decommissioning ed assecondare la necessità di identificare un sito per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi di II e III categoria e del combustibile irraggiato.
Un’opportunità di crescita per il Paese
Nel 2013 il Pil dell’Italia scende ancora, ritornando ai livelli del 2000, e sono così persi 13 anni di produzione di ricchezza. Secondo Tabarelli è quindi urgente trovare stimoli per la crescita sostenuta da investimenti. In un momento di grave crisi, in cui la priorità è quella di fare ripartire l’economia, disporre di risorse per 6,5 miliardi di euro per la bonifica dei siti nucleari e la realizzazione del Parco Tecnologico e Deposito Nazionale è una risorsa enorme per la politica industriale dell’Italia. Di questi 6,5 miliardi, circa 1,7 sono destinati a realizzare lo smantellamento degli 8 siti nucleari.
I potenziali nuovi occupati
Gli investimenti programmati da Sogin per le attività di decommissioning (smantellamento) degli 8 siti nucleari italiani daranno luogo ad una forza lavoro media di circa 1.000 occupati l’anno, con picco negli anni 2016-2017 con oltre 1.500 occupati l’anno, per un totale al termine delle attività di circa 12.000 occupati. Secondo le elaborazioni svolte, nelle attività di decommissioning degli impianti nucleari, ogni milione di euro investito genera in media circa 7 occupati/anno.
Il finanziamento del decommissioning
La parte tariffaria destinata alla bonifica nucleare rientra negli “oneri di sistema”, su cui spesso si concentrano le attenzioni dei consumatori per il suo forte incremento negli ultimi anni. Gli oneri generali di sistema, sottolinea Nomisma Energia, sono quasi quadruplicati dal 2004 al 2012, tuttavia la crescita è dovuta interamente alla parte destinata alla fonti rinnovabili, che è esplosa dal 2010 in poi a causa del forte incremento della capacità fotovoltaica.
L’eccellenza italiana
L’industria del decommissioning nucleare italiana è ai vertici dell’eccellenza. Ha sviluppato più competenze avendo cominciato prima. Inoltre, abbiamo le 3 principali tipologie di centrali nucleari da bonificare e vanta una scuola di fisica leader mondiale. Si tratta di una grande occasione per sviluppare know-how industriale da esportare.