Che l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi avesse scritto un memoriale, contenente la sua verità su quanto stava accadendo all’interno della banca del Vaticano, era cosa nota. Lo aveva fatto qualche mese prima (due, secondo alcuni) di quel 25 maggio 2012, giorno in cui è stato sfiduciato per presunte inadempienze ed allontanato dal torrione di Nicolò V.
Un memoriale, quello di Gotti Tedeschi, che venne poi consegnato alla magistratura, o meglio rinvenuto nel corso di una perquisizione effettuata nell’abitazione dell’ex presidente dello Ior in riferimento a una diversa inchiesta della Procura di Napoli, relativa a una presunta tangente girata da Finmeccanica alla Lega Nord. Un processo, quest’ultimo, nel quale Gotti Tedeschi sarebbe coinvolto in qualità di testimone. Nessuno, sino ad oggi, era però riuscito a leggere questo dossier segreto. Chi lo ha fatto nei giorni precedenti parla di “guerra feroce tra alti prelati e personaggi vicini ai vertici della Chiesa per garantirsi il controllo dello Ior” e di “scambio di lettere e sms, anche minacciosi”.
I timori per un possibile incidente
Sono le 17.41 del 26 marzo 2012 quando la segretaria di Gotti Tedeschi, Emanuela Mazzanti, riceve un’e-mail dall’ex presidente dello Ior. Il testo della comunicazione è tanto sintetico quanto chiaro. In allegato, infatti, Gotti Tedeschi invia alle propria segretaria un “memoriale riservato” (così lui stesso lo definisce) invitandola a renderlo noto solamente nel caso di “incidente di qualsiasi tipo, in qualsiasi circostanza o momento” e a consegnarlo “a tre persone, nonché a Don Georg”. Nelle intenzioni di Gotti Tedeschi, infatti, sarà poi Don Georg a dover mettere Benedetto XVI al corrente del contenuto del memoriale. Una decisione, quella di Gotti Tedeschi, dettata dalla paura. L’ex presidente dello Ior teme per la propria vita, tanto da avere assunto, negli ultimi mesi alla guida della banca del Vaticano, una scorta privata e un’agenzia di investigazione per vigilare sulla sua sicurezza. Su Gotti Tedeschi aleggia, infatti, lo spetto del banchiere Roberto Calvi, il cui corpo fu trovato appeso sotto al ponte dei “Frati neri” a Londra.
I nemici di Gotti Tedeschi
Dal memoriale dell’ex presidente della banca vaticana emergono in maniera chiara quelli che Gotti Tedeschi considera i suoi principali nemici. C’è, in primo luogo, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, colui che, e pochi se lo ricordano, volle proprio Gotti Tedeschi alla guida della banca. Ma la luna di miele durò poco, tanto che Bertone iniziò presto a scontrarsi con Gotti Tedeschi e con il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità finanziaria del Vaticano, l’unico ad opporsi, insieme al cardinale Tauran, al “defenestramento” di Gotti Tedeschi.
Un ruolo di primissimo piano è stato giocato poi, secondo Gotti Tedeschi, da Marco Simeon, cresciuto, secondo quanto si dice, all’ombra del cardinale Bertone. Uomo di fiducia di Cesare Geronzi (un nome, quest’ultimo, che per lungo tempo venne preso in considerazione per la guida dello Ior), Simeon è stato direttore delle relazioni istituzionale di Mediobanca, per poi passare alla Rai dove, oltre alle relazioni istituzionali, è stato per alcuni anni anche alla guida della struttura Rai Vaticano. Ma tra i nemici di Gotti Tedeschi c’è anche Paolo Cipriani: direttore generale dello Ior, Cipriani è il vero deus ex machina dell’istituto, tanto che da molti è considerato, insieme all’americano Anderson, come il vero artefice dell’allontanamento di Gotti Tedeschi.
Di chi si fida Gotti Tedeschi?
Nell’ultimo periodo passato alla guida dello Ior, Gotti Tedeschi sembra non fidarsi di nessuno. E’ convinto di essere pedinato, controllato. Ma ci sono alcune persone verso le quali sembra nutrire ancora fiducia. Sono le persone alle quali deve essere consegnato, nelle sue intenzioni, il memoriale segreto qualora rimanga vittima di qualche incidente. Persone che lui stesso indica alla propria segretaria in una e-mail. Si tratta del giornalista Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, spesso ben informato di quanto avviene in Vaticano e recentemente autore di un libro di grande successo dal titolo “La fine dell’impero vaticano”, del direttore dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian, e, infine, di un amico personale di lunga data, un certo ingegner Garofano. Ma c’è anche un alto prelato del quale Gotti Tedeschi sembra fidarsi, e si tratta del Sostituto presso la Segreteria di Stato Angelo Becciu, al quale invia una memoria riservata per illustrare la sua posizione “sulla modifica della lex antiriciclaggio”, che secondo il banchiere è una delle ragioni che stanno alla base del suo licenziamento.
Gotti Tedeschi si sente spiato e minacciato
Ma perché questo memoriale? Gotti Tedeschi, come detto, ha paura. E’ stata una confidenza del fratello di Emanuela Orlandi, Pietro Orlandi, (che Gotti Tedeschi definisce come “fatto marginale ma da non sottovalutare”) a fargli gelare il sangue: “Dopo che Tarcisio Bertone ha scoperto che lei parla con Don Georg, ha dato ordine di isolarla e controllarla”. E c’è poi il ruolo di Jeffrey Lena, l’avvocato americano che si occupa degli affari della Santa Sede, a preoccuparlo. Scrive Gotti Tedeschi: “Lena sa chi vedo. Vengono riferite tutte le visite a Cipriani, le mie e-mail sono aperte e lette. A volte sono state persino aperte lettere a me indirizzate, dalla Segreteria di Stato e dall’Aif”. Ma non basta. Gotti Tedeschi, infatti, viene “minacciato” anche da Marco Simeon e da Paolo Cipriani che spesso gli dicevano: “Lei passerà alla storia per avere distrutto lo Ior”. E poi c’è quell’sms inviato sempre dall’avvocato Lena: “Caro Presidente Gotti Tedeschi, lei crede che in qualità di legale rappresentante dello Ior sia del tutto legittimo che incontri i membri dell’Aif? E li incontra per lavorare segretamente contro la legge 127? E’ sicuro di sapere cosa sta facendo?”. Un messaggio, quest’ultimo, che secondo molti è in realtà un avvertimento.
Gli intrecci tra lo Ior e la finanza laica
Ma al centro del suo memoriale segreto ci sono i rapporti tra la banca vaticana e presunti conti aperti da laici presso lo Ior. Ed è qui che arriva sulla scena quel Michele Briamonte, avvocato presso lo studio Grande Stevens, del quale si è recentemente parlato per essere stato fermato in aeroporto ed essersi rifiutato di aprire la propria borsa esibendo un passaporto diplomatico della Santa Sede. Si sospetta, da sempre, che presso la banca del Vaticano ci siano conti intestati a laici. E Gotti Tedeschi ritiene che una delle ragioni principali dell’avversione nei suoi confronti sia da rinvenire nei conti non intestati a preti presso la banca da lui presieduta. Gotti Tedeschi rivela una confidenza del Ministro della Giustizia Paola Severino, da lei smentita, secondo la quale l’avvocato Briamonte avrebbe confessato “di essere lì per risolvere il problema dei conti laici, soprattutto di Geronzi”. E in allegato al memoriale segreto l’ex presidente dello Ior inserisce una memoria proprio sui conti laici, da lui chiamata “Hotel Cipriani’s story”.
Il ruolo della Segreteria di Stato
Ma qual è il ruolo della Segreteria di Stato e del cardinale Bertone in tutto questo, secondo Gotti Tedeschi? L’ex presidente dello Ior si lamenta delle calunnie del Segretario di Stato Bertone. Bertone, infatti, avrebbe messo in giro parole negative su Benedetto XVI pronunciate da Gotti Tedeschi. Ed il banchiere spiega che “solo l’intelligenza, la perspicacia, e la buona fede di don Georg mi hanno permesso di spiegare la calunnia”. Ma in Segreteria di Stato lavorava, sino a qualche mese fa, anche quel monsignor Ettore Balestrero, che non sembra tenere Gotti Tedeschi in grande considerazione. Secondo l’ex presidente dello Ior, infatti, Balestrero “mi tratta con stizza quando gli confermo, durante la visita degli ispettore Moneyval, che mio compito era portare la Santa Sede nella white list, dicendomi che era compito suo”. Ma non sono solo le calunnie Bertone e l’atteggiamento di Balestrero, ora nunzio in Colombia, a preoccupare Gotti Tedeschi. C’è, infatti, un generale clima di sfiducia nei suoi confronti alla quale si unisce “una totale indifferenza del Segretario di Stato alla descrizione di questi fatti ed alla sua indifferenza al processo adottato da Cipriani verso il sistema bancario che ha portato l’istituto a vedersi chiudere alcuni conti”. Una sfiducia, quella verso Gotti Tedeschi, della quale l’ex presidente dello Ior troverà conferma nella drammatica riunione di quel 25 maggio 2012.