Nel giorno del giuramento del governo Letta-Alfano accade ciò che sembrava impossibile: il ferimento di due carabinieri per opera di un disoccupato senza speranza.
Più volte abbiamo fatto riferimento all’anomia, quella specifica condizione sociale teorizzata da uno dei più importanti sociologi dell’Ottocento, Émile Durkheim, che collegava il suicidio ( “ Le suicide”) proprio a questa particolare situazione sociale.
L’assenza di regole e di norme di riferimento, il venir meno della capacità di aggregazione e di integrazione dei corpi sociali intermedi, la discrepanza tra mezzi e fini, la frustrazione intesa come mancato raggiungimento dei propri obiettivi, o, peggio, la perdita delle condizioni di status e di ruolo di ciascuno noi, in una parola, appunto, l’anomia, crea la condizione psicologica che porta in alcuni casi al suicidio e, in altri, all’aggressività sino alle azioni omicide di ieri a Piazza Colonna a Roma.
L’anomia è alla base dei molti suicidi di imprenditori che accadono negli ultimi tempi, così come è la condizione che ha portato con molta probabilità Luigi Preiti, il muratore disoccupato di Rosarno calabro, al grave gesto di ieri, giustificato come attacco indifferenziato ai politici e alla politica considerata come la rappresentazione del male.
Se poi si aggiunge la campagna di odio e di faziosità che ha caratterizzato il ventennio del bipolarismo forzato e furioso, sintetizzata nel voto di protesta trasversale preparato con lucida determinazione da Grillo e Casaleggio dalla rete informatica con il supplemento della piazza, è evidente che il terreno di cultura era ed è predisposto allo svilupparsi di fenomeni di ribellismo sociale e di violenza individuale e, auguriamoci non avvenga mai, di tipo collettivo.
Ci ha fatto piacere l’immediata dissociazione annunciata sul suo sito da Beppe Grillo, anche se i commenti dei suoi seguaci sulla rete suonano assai sinistri con quella frase: “ aggiustate il tiro” scritta da qualche sconsiderato grillino senza identità.
Auguriamoci che la parlamentarizzazione intervenuta della protesta di molti italiani, grazie al M5S, possa servire a riportare nell’ambito del civile confronto politico il dibattito e la soluzione dei gravi problemi che stanno alla base dell’anomia su descritta.
Nei primi sessanta giorni, per la verità, il Movimento cinque stelle non ha dato segnali di disponibilità, con un atteggiamento di chiusura che è stata la ragione essenziale del fallimento dell’assurda strategia post elettorale di Bersani, che, con la sua perdita di leadership, ha portato alla riconferma di Napolitano alla presidenza della Repubblica e alla formazione del governo Alfano-Letta che si presenta oggi al voto di fiducia del Parlamento.
Ciò che è avvenuto con il discorso del giuramento del Presidente di Napolitano, un discorso da conservare in biblioteca a futura memoria, e con la formazione del nuovo governo rappresenta anche esteticamente la fine della seconda repubblica, e il passaggio a una nuova fase: la terza della storia repubblicana italiana.
Un passaggio che costringerà tutti a ripensare la propria collocazione politico-partitica e foriero di interessanti nuove prospettive per la politica italiana.
Solo domani sapremo se e in che misura sarà stato recuperato il dissenso che nel PD è scattato, dopo i due clamorosi tonfi nelle votazioni presidenziali, sulle candidature di Marini e di Prodi. Un primo effetto immediato si è già consumato con la rottura dell’alleanza elettorale PD-SEL che sembrava a forza di bomba nelle dichiarazioni dei due leader Bersani e Vendola.
Non c’è dubbio che il governo Letta-Alfano segna il punto di convergenza delle forze centrali presenti nei due schieramenti sin qui alternativi del PD e del Pdl. Non a caso nei nostri flashes elettorali sul blog dei circoli Insieme: www.insiemeweb.net, abbiamo inneggiato al ruolo determinante assunto dagli ex giovani DC della Camilluccia, gli esponenti della quinta generazione Democratico cristiana, che, come per quelli della prima e seconda, tocca oggi la pesante responsabilità di portare l’Italia fuori dalla grave crisi in cui è caduta.
Da parte nostra siamo molto attenti e interessati a valutare ciò che accadrà nei prossimi mesi, convinti come siamo, oggi ancor più di prima, del contributo insostituibile che, ancora una volta, spetta ai politici ispirati a valori della dottrina sociale della Chiesa: concorrere con gli altri uomini e donne di buona volontà alla difesa e allo sviluppo della democrazia italiana.