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Eugenio Corti e la sconfitta delle ideologie

Eugenio Corti, nato a Besana in Brianza 92 anni fa, ha ritirato la settimana scorsa dalle mani del Ministro per i beni e le attività culturali, prof.Lorenzo Ornaghi, la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, premio conferito a quanti hanno illustrato la nazione nei campi della cultura, dell’arte, dello spettacolo. L’onorificenza è stata decisa dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, su proposta dello stesso Ministro Ornaghi. Tale alto riconoscimento conferma ancora una volta il profondo valore letterario delle opere e l’autorevolezza del pensiero di Corti, grande scrittore italiano, testimone d’eccezione degli eventi del secolo novecento e voce universale della letteratura contemporanea. La sua fama si lega soprattutto alla trilogia “Il Cavallo Rosso”, romanzo storico pubblicato da Ares nel maggio 1983 e giunto nel 2010 alla ventisettesima edizione italiana con traduzione in otto lingue. Apprezzato soprattutto tra i giovani, è uno dei romanzi che in Italia e all’estero hanno riscosso maggiore popolarità negli ultimi decenni. In esso l’autore racconta la storia della sua famiglia, pur parlando in terza persona e usando nomi di fantasia per far rivivere ai lettori le atrocità delle guerre e trasmettere ad essi il fulgore di una speranza cristiana lontana dalle ideologie che avevano condotto a quei conflitti e li avevano esasperati. La prima copia del Cavallo Rosso fu donata a Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Milano e in Lombardia (maggio 1983), mentre nel 2004 una copia venne donata all’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco, che ringraziò Corti con un affettuoso biglietto scritto di suo pugno.Di Eugenio Corti si apprezzano soprattutto la grande capacità di indagine storica e l’attenzione agli sviluppi della società, con un palpitante incoraggiamento al recupero dei valori umani e spirituali venuti meno in seguito ai conflitti bellici e all’affermazione di ideologie contrarie al progresso umano.La sconfinata moltitudine di lettori di ogni età e condizione sociale che, in Italia e nel mondo intero, hanno trovato nelle opere e nel pensiero di Eugenio Corti un solido riferimento per la loro crescita umana, culturale e spirituale, riconosce in lui un testimone di primo piano del “secolo breve”, uno dei cantori e degli interpreti della crisi del XX secolo, al pari di altri grandi, come Eugenio Montale e Thomas Eliot.Ma qui si apre una riflessione non oziosa sul perché uno scrittore del suo livello sia stato per decenni pressoché ignorato nelle antologie scolastiche, nei manuali di letteratura o nelle enciclopedie e non abbia mai vinto premi letterari noti al grande pubblico e di cui si fregiano gli autori considerati importanti dall’establishment culturale ufficiale.Nemo profheta in patria. Mai frase fu più calzante di questa, se riferita a Eugenio Corti, assai apprezzato e studiato all’estero, ma non sufficientemente valorizzato e coltivato in Italia. La parte più ideologica della sinistra italiana non ha mai perdonato a Corti il suo talento né la sua fede orgogliosamente cattolica.Nel 2005 si è costituita a Milano l’associazione culturale internazionale “Eugenio Corti”, network di lettori nato con lo scopo di far conoscere la figura e le opere di Eugenio Corti in Italia e nel mondo. L’associazione svolge un’intensa azione di sensibilizzazione rispetto agli insegnamenti che lo scrittore brianzolo ha saputo trasmettere per decenni nei suoi scritti.


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