L’Italia è in una fase di stagnazione da tempo ormai. Certo, le scarse performance dell’economia del Paese rispetto al resto dell’eurozona non sono un fenomeno nuovo. Questa debolezza prolungata è indicativa dei problemi strutturali dell’economia italiana, che sono particolarmente evidenti nella lenta crescita dell’export. A sottolinearlo è uno studio di Goldman Sachs, dove si spiega che, sebbene il governo di Mario Monti abbia cominciato a affrontare questi temi, sono necessarie altre riforme se l’Italia vuole tornare a crescere. Inoltre la banca d’affari indica nel Pd e nei sindacati i responsabili dell’annacquamento di alcune riforme, come quella firmata dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero.
La debolezza dell’export
La debolezza dell’economia secondo Goldman Sachs dipende soprattutto da quella dell’export, e si riflette in tre fattori interconnessi; il primo, la perdita di competitività, a causa dei bassi tassi di produttività; secondo, una specializzazione in settori a scarsa innovazione tecnologica che la mette in concorrenza con gli Emergenti; terzo, le società italiane non sono riuscite ad integrarsi in un mondo globalizzato.
Le dimensioni delle imprese italiane
Le società italiane sono, in media, più piccole di quelle degli altri Stati europei e quindi meno innovative perché spendono meno in R&D, e meno in grado di espandersi oltreoceano rispetto a quelle più grandi. Un aumento della dimensione media delle imprese avrebbe un effetto importante e positivo sull’export. Per la banca d’affari americana servono quindi riforme che permettano loro di crescere.
Il mercato del lavoro
La disciplina del mercato del lavoro è stata uno dei fattori che non ha incentivato la crescita delle imprese, dato che le norme sulla tutela del lavoratore si applicano per le aziende con più di 15 dipendenti. La riforma Fornero del 2012 in parte ha affrontato questi ostacoli. Tuttavia, secondo Goldman, servono ancora passi avanti. I benefici delle riforme che permettono alle imprese di crescere e integrarsi nella catena mondiale hanno sì effetti nel lungo periodo, ma sarebbero significativi.
Il reintegro e i ricorsi per licenziamento
Perché le società italiane sono piccole, e cosa si può fare a riguardo? La struttura esistente di un’economia e la distribuzione della dimensione tipica delle imprese non può essere spiegata da un singolo fattore, in realtà riflettono una serie di circostanze istituzionali, geografiche e storiche. Secondo Goldman Sachs, comunque, le leggi che regolano il mercato del lavoro restano uno dei maggiori impedimenti alla crescita delle imprese. Superati i 15 dipendenti, vengono applicate delle regole sulla tutela dei lavoratori e sui licenziamenti. In particolare, l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori prevede il reintegro se il licenziamento è ingiusto. Il costo del licenziamento quindi per le imprese italiane è molto più alto che negli altri Paesi dell’Ocse. Inoltre, il tempo necessario per una causa di licenziamento è di 23 mesi in Italia, 4 mesi in Germania. Ma è anche il numero dei ricorsi a svettare: l’Italia segna il 59% dei licenziamenti, a fronte del 3% tedesco.
La riforma Fornero
Le riforme ambiziose presentate dal governo Monti, spiega Goldman, sono state ammorbidite a causa della resistenza del Pd e dei sindacati. Secondo la banca americana tuttavia servono altri step affinché le imprese crescano, anche se si tratta di un percorso che mostrerà i suoi effetti solo nel lungo periodo. Ma d’altra parte, i vantaggi di una maggiore integrazione dell’economia italiana in quella mondiale saranno significativi.