INelle istituzioni occorre dialogare, come ha invitato a fare Giorgio Napolitano, e non bocciare ogni tentativo di intesa con gli avversari come deteriori “inciuci”, ricerche di impunità, intrallazzi. E la contestazione e i dissensi nei confronti di linee politiche, ritenute errate, non devono mai sfociare in aggressioni contro i fautori di tali impostazioni. Come i dirigenti del PD, non escluso Enrico Letta che, prima della rielezione del Presidente della Repubblica, assicurava :” Non ha senso che, dopo 20 anni di guerra civile, in Italia, possa nascere un governo PD-PDL !”.
Con altrettanta fermezza, occorre sostenere che è legittima l’indignazione dei cittadini, e dei loro rappresentanti, eletti nelle istituzioni, contro i trasformismi, i salti della quaglia, i cambi di linea, non motivati con limpidezza e, nel caso del partito di Bersani, non autorizzati da una larga consultazione della base, che solo un congresso può consentire.
Pertanto, la maggoranza del PD – nel cui vertice alcuni dirigenti, non 1 anno ma 1 mese fa, si dichiaravano pronti a votare per l’arresto di Berlusconi, neppure richiesto dai magistrati- si appresta a votare insieme ai parlamentari del PDL il nuovo esecutivo. Ma non può pretendere che vi siano, per le strade, manifestazioni di folle plaudenti a tale decisione. E lo stesso Napolitano è consapevole che gli applausi e i consensi al suo discorso, in Parlamento, non potranno eliminare le voci critiche e le perplessità, nelle Camere e nel Paese.
La formazione dell’esecutivo Letta-Letta non è in grado di ridurre al silenzio e neppure attenuare il malcontento di larghissimi settori della popolazione, di vaste aree del Paese, in primis il trascurato Sud, per la carenza di provvedimenti contro la disoccupazione e la crisi economica.Cosi’ come
contro gli abusi, i clientelismi, le ruberie, la dissipazione del denaro pubblico, l’utilizzazione delle scorte della Polizia di Stato per far trascinar pessanti carrelloni della spesa di notabili, contro il familismo, amorale, di aspiranti leaderini che nominano, in Parlamento e/o negli enti pubblici, come nei pletorici carrozzoni regionali, i propri congiunti.
Dialogo, dunque, nelle Camere e negli enti locali. Ma attenzione- utilizzando, in modo inappropriato e strumentale, il discorso di Napolitano-a “squalificare” quanti si indignano e protestano, civilmente, nelle piazze, nelle assemblee elettive e negli studi delle tv.
Movimenti popolari, come la Rivoluzione francese e, nel nostro Paese, la guerra di Liberazione contro il nazifascismo ebbero anche forti motivazioni etiche e di ribellione, morale, del popolo alla corruzione, al saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, ai comportamenti squallidi di quanti, come Mussolini e i gerarchi fascistoni, avevano collocato le amanti e i familiari su ambite e ben remunerate poltrone.
Dunque, no all’odio politico, alle rivolte sanguinose, come fu quella di Reggio Calabria nel primi anni 70, e alle aggressioni fisiche ai parlamentari contestati.
Ma è legittimo, oppure no, pretendere che venga sollecitato, con maggior forza, a Berlusconi e non solo a lui, lo scioglimento dell’aggrovigliato nodo del conflitto di interessi ? E occorre sollecitare, oppure no, ai leader del PDL una doverosa, sincera autocritica per aver fatto approvare, nella scorsa legislatura, dalla Camera e del Senato, in un documento ufficiale presentato dall’on.Paniz, un clamoroso falso : che la avvenente marocchina Ruby fosse la
nipote dell’allora Presidente dell’Egitto, Mubarak, del tutto ignaro della parentela, inventata di sana pianta ?
Quindi, attenzione a non esagerare con gli attacchi e le censure ai cittadini e ai gruppi politici, che protestano, legittimamente e in modo composto, contro le tante “questioni immorali”, presenti nel nostro Paese.
Del resto, per rendersi conto che solo un grande sussulto di indignazione e di rivolta, morale prima che politico, possa rinnovare il Paese, occorre cercare di rispondere a questa domanda : senza lo stimolo e l’irruzione sulla scena di movimenti, come “5 Stelle”, gli attuali partiti, seppure timidamente, avrebbero manifestato la disponibilità a cominciare a diminuire gli enormi costi delle spese, a Roma e nelle regioni, necessari per mantenere la “Politica “S.p.A”, che rappresenta, tuttora, la prima aziendona italiana, con le innumerevoli poltrone, i ben retribuiti incarichi incarichi e le centinaia di migliaia di consulenze ?
Semmai, in alcune zone del Paese, in primis nel Mezzogiorno, cambia poco e nulla, nel teatrino della politica, proprio perchè l’opinione pubblica non si indigna, quasi mai, è silenziosa e non si ribella ancora, con maggiore forza, contro le mafie, le lottizzazioni e la diffusa malapolitica.
pietro mancini