E’ nel segno dei mercati finanziari e della restaurazione, il governo di unita’ nazionale che, sotto le mentite spoglie dell’emergenza della crisi finanziaria saldamente nelle mani del ‘pilota automatico’ di Francoforte, si accinge a varare Enrico Letta, erede della defunta Dc. Si e’ tentato di accostare e sovrapporre il nascituro governo di ‘unita’ nazionale’ di Letta a quello varato il 10 agosto 1976, causa l’emergenza economica, dal dc Giulio Andreotti
con l’astensione del defunto Pci di Enrico Berlinguer. Erano gli anni del compromesso storico e il governo di unita’ nazionale ci stava proprio bene! Esso veniva dopo la conquista di importanti leggi di civilta’ come il divorzio (1974) o lo Statuto dei Lavoratori (1970) e l’avvio delle iniziative mirate all’abrogazione delle norme del codice penale che vietavano l’aborto. Ma tre anni dopo, nel 1979, il defunto Pci, uscito malmenato (- 1,4 milioni di voti pari al 3,99%) dalle elezioni politiche, cambio’ strada e con la svolta di Salerno – da dove nel ’44 Palmiro Togliatti aveva inaugurato la prassi del governo di unita’ nazionale con il ‘governissimo’ del Maresciallo Badoglio – passo’ dal compromesso storico all’alternativa democratica. Il governo del 1976 fu reso possibile dall’intesa tra i due leader del defunto Pci, Berlinguer e della defunta Dc, Aldo Moro, che nel 1978 fu assassinato dopo 55 giorni di prigionia dalle Brigate Rosse: cosi’ aveva deciso il governo della ‘fermezza’! Occorre ricordare poi che dieci anni prima Moro fu il maggiore protagonista dei governi di ‘centro-sinistra organico’ con il Psi, con i quali si muto’ la ‘rotta riformatrice’ del primo centro-sinistra – 1962 – guidato dal dc, Amintore Fanfani con l’astensione del Psi. E in questo frangente di udi’ il ‘tintinnar delle sciabole’ di un golpe ordito dal generale De Lorenzo. Fu questo il primo centro-sinistra, il governo delle ‘riforme strutturali’: nazionalizzazione dell’energia elettrica, scuola media unica unificata, riforma della mezzadria. Non si fece per l’opposizione delle forze conservatrici e delle lobby finanziarie la riforma urbanistica per eliminare le rendite fondiarie! Il governo di ‘unita’ nazionale’ del dc Andreotti ebbe una funzione: interrompere l’estendersi di un rilevante processo di laicizzazione e di grandi Riforme sociali del Paese: ripristino’ dunque l’ordine delle cose. Scrive il filosofo Michele Ciliberto su l’Unita’. “Ma – e mi scuso di usare per comodita’ una coppia molto rozza – in quel periodo mentre la ‘società’ andava da una parte, la ‘politica’ andò dalla parte opposta. Proprio quando maturavano ed esplodevano istanze di emancipazione, se non si liberazione, il Pci varò la politica del compromesso storico […] la chiusura della politica dentro se stessa, in un circuito sostanzialmente autoreferenziale, ebbe sul lungo periodo effetti tragici”. Non accade oggi che mentre la societa’ ve da una parte, la politica va dalla parte opposta? Letta e’ un riformista come Monti (e perche’ no, come Silvio Berlusconi)
parla ed annuncia riforme muovendosi sul solco tracciato dall’agenda del governo Monti: si tratta d’intendersi sul significato delle parole riforme e riformista perche’ il Paese ha conosciuto le riforme strutturali degli anni ’60 e ’70 che hanno cambiato decisamente in meglio le condizioni di vita delle persone e ha conosciuto le riforme strutturali degli ultimi vent’anni e quelle piu’ recenti del 2011-2102 del ‘gouvernement Sachs’ che hanno si’ cambiato le condizioni di vita delle persone ma decisamente in peggio.