All’indomani del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, che sblocca le risorse per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, si discute sul ruolo della Ragioneria generale dello Stato che, secondo varie fonti, più volte avrebbe frenato sull’operazione per non mettere a rischio la solidità delle casse statali.
Il Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze preposto a “garantire la corretta gestione e la rigorosa programmazione delle risorse pubbliche” è indicato da più parti come la struttura che avrebbe bloccato i provvedimenti che potevano dare ossigeno all’economia e protagonista, proprio per questo, di uno scontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera.
L’opinione di Eugenio Scalfari
“Il Ragioniere generale dello Stato e i suoi più stretti collaboratori, da quando nacque il governo Monti nel novembre 2011 fino ad oggi hanno fatto tutto quanto potevano per bloccare o rallentare provvedimenti destinati alla crescita dell’economia, fino al decreto, finalmente varato in queste ore, sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese fornitrici”, ha scritto oggi su Repubblica il fondatore del giornale, Eugenio Scalfari. “L’obiettivo della Ragioneria generale è stato di mantener ferma la politica di Tremonti del “nulla fare e nulla muovere”. Il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha cercato di superare quegli ostacoli ma senza riuscirvi. È dovuto intervenire direttamente Napolitano e la questione, del massimo rilievo per l’economia italiana, è stata finalmente risolta”.
Il pasticcio sulla compensazione debiti-crediti
In più, sullo stesso decreto per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, fino all’ultim’ora la Ragioneria ha cercato di mantenere ferma a 500 mila euro la soglia per la compensazione tra debiti e crediti. In extremis però è stato ripristinato il tetto dei 700 mila euro: costo dell’operazione tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Un vero e proprio giallo, come sottolinea nel suo editoriale sul Sole 24 Ore Guido Gentili. La contesa su questa soglia “aveva posto un problema serio tra Ragioneria dello Stato e Ministero dell’Economia. Un pasticcio chiarito praticamente nella notte” quando “il Tesoro in extremis ha ripristinato la modifica iniziale”.