La Corea del Nord ha dichiarato, di fatto, guerra agli Stati Uniti.
L’esercito ha avuto il via libera per un attacco “spietato” e per mezzo di armi atomiche. La bomba atomica, un incubo che è servito a tenere in stallo i due blocchi storici, per oltre mezzo secolo, USA e URSS. Oggi, invece, la minaccia torna ad essere concreta e non è ammesso un solo errore di valutazione, o sarà una catastrofe.
La notizia giunge da pochi minuti su tutti i giornali e telegiornali, è una dichiarazione sconcertante.
La pace sembra essere davvero un’utopia. Sarebbe più che desiderata, ma lavorare per costruirla sembra un’impresa fuori dalla nostra portata. Proprio in questi giorni c’è in Parlamento una discussione sul ridimensionamento dell’esercito e sul blocco dei finanziamenti per le armi, tutto giusto e tutto lecito, ma oggi sorge un dubbio: se esistono Paesi dotati di tecnologia nucleare che possono scatenare una guerra atomica, in che modo possiamo difenderci senza un vero esercito e senza efficaci armi da difesa?
Non sono un amante della guerra e preferirei che i soldi pubblici venissero investiti in istruzione e ricerca. In circostanze normali avrei detto senza indugi che investire sull’industria della guerra (suona terribilmente sinistro tutto ciò) non è la soluzione. Oggi, però, cosa potrei dire? Quali contromisure possono essere prese in caso di dichiarazione di guerra da parte di uno Stato ostile? Può la normale diplomazia trovare una soluzione pacifica?
La storia ha molto da insegnare, probabilmente si poteva intervenire prima di arrivare ad una simile situazione, con un atteggiamento da parte dell’Occidente differente, con un’azione diplomatica più efficace, quanti sono i se? Tantissimi, ma ora, come è stato detto da Hagel, Segretario della Difesa degli Stati Uniti, non sono ammessi errori. Speriamo che si giunga ad un compromesso rapido e indolore, a vantaggio di tutti.
Restiamo in attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda e teniamo presente che “spes ultima dea est”.