Uno spettacolo indegno. Questo è lo stato d’animo che prevale di fronte a quanto sta avvenendo in questi giorni nella politica italiana. Le incapacità e le contraddizioni dei partiti si sono riversate dentro le Istituzioni, persino dentro quella che ne rappresenta il punto di massima garanzia democratica quale è la Presidenza della Repubblica. La gara sui nomi dei candidati al Colle è stata giocata fuori da ogni logica: anziché puntare sulla figura più competente, rappresentativa e autorevole, i partiti hanno immiserito le candidature con il rito antico e devastante dei veti incrociati, in questo modo bruciando anche nomi di grande rilievo.
Dopo due mesi dalle elezioni politiche, non era questo il comportamento che era richiesto alle elites politiche, dimostratesi ancora una volta totalmente non all’altezza del loro ruolo. Sono riuscite a ridurre l’elezione della più alta carica dello Stato a una sorta di gioco d’azzardo, con esiti non prevedibili e tantomeno governabili.
Se anche qualcuno fosse stato eletto fortuitamente nella quarta o quinta votazione delle Camere, sarebbe diventato una sorta di Presidente “per caso”: per quanto di alto profilo, avrebbe testimoniato per sette anni l’inadeguatezza degli attuali partiti italiani.
Anche con un Napolitano bis non diminuisce la gravità di quanto è accaduto dentro Montecitorio né, soprattutto, di quanto dovrà avvenire: la formazione di un nuovo governo – del Presidente o di scopo- per poche essenziali riforme, la successiva indizione di nuove elezioni e poi, presumibilmente, le dimissioni del Presidente della Repubblica prima dello scadere del suo secondo mandato.
Non è il momento degli scenari, ma della riflessione profonda, e anzi spietata, su quanto accaduto: capire di chi ne sono le responsabilità sarà essenziale per poter ripartire liberi dalle zavorre che dopo tanti anni ancora affossano la modernizzazione e il benessere dell’Italia.