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Il messaggio obliquo di Antonio Ingroia

“Si propone come un mafioso, ma può essere un uomo delle istituzioni che vuole mandare messaggi obliqui”. Ecco la versione di Antonio Ingroia sulle lettere anonime recapitate alla procura di Palermo che raccontano di un piano del boss latitante Matteo Messina Denaro per uccidere il Pm Nino Di Matteo, di cui ha dato notizia il Fatto Quotidiano.

Nelle due missive, l’autore anonimo, secondo quanto riporta il quotidiano, scrive: “Amici romani di Matteo (Messina Denaro ndr) hanno deciso di eliminare il pm Nino Di Matteo in questo momento di confusione istituzionale, per fermare questa deriva di ingovernabilità. Cosa nostra ha dato il suo assenso, ma io non sono d’accordo”.

Intervistato dal Fatto, l’ex pm e leader di Rivoluzione civile spiega che “nei momenti di crisi della politica, il sistema criminale cerca di rendere il clima più pesante per poter condizionare il corso degli eventi”. E fa il parallelo, come lo ha fatto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, tra la situazione attuale e quella del 1992. Anzi per Ingroia oggi è ancora peggio: “Il quadro di ingovernabilità è più spiccato, la crisi dei partiti è ancora più palese, la politica è un tunnel apparentemente senza via d’uscita, e ogni possibile soluzione alternativa, compresa anche la mia proposta politica, è stata espulsa dal circuito della politica e dei media”. Per questo avverte: “Oggi, come allora, bisogna tenere alta la guardia e gli occhi bene aperti”. Ingroia poi si fa più complottista e arriva a ipotizzare che la matrice delle lettere potrebbe provenire dall’interno delle istituzioni. In ogni caso, i destinatari sono sia la magistratura che la politica perché “messaggi di questo tipo non ne hanno mai uno solo”.



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