Gli ultimi post su questo spazio li ho dedicati all’arte e alla cultura perché queste forme di comunicazione hanno una grande rilevanza sociale. Ho deciso di proseguire in questo senso, pubblicando, di tanto in tanto, dialoghi con diversi autori.
Oggi vi propongo un dialogo con Alessandra Celletti, musicista, compositrice e cantante romana, sulla musica e sulla sensazione “della leggerezza”. I suoi lavori sono stati più volte citati su ondarock e valutati molto positivamente. Celletti è un’artista poliedrica e raffinata. Si forma nella musica classica, ma come dice lei stessa, ama tutti i generi. Ho conosciuto Alessandra Celletti ad un concerto a Milano nel 2008 e sono rimasto rapito dalla sua esibizione: pianoforte e artista erano un tutt’uno. Raramente mi era capitato di osservare una così profonda sintonia tra un artista e il proprio strumento. La mia curiosità per questa artista è cresciuta nel tempo e qualche giorno fa ho potuto farle qualche domanda per conoscerla meglio.
Ogni melodia ha un suo percorso, una sua storia e nel caso di Celletti la musica nasce da una riflessione interiore, da uno sguardo introspettivo. La passione per il volo, per esempio, e la gioia si uniscono con l’aspetto più profondo dell’artista, che definisce “malinconico”. La malinconia, riprodotta anche dalla musicalità, produce un effetto di serenità nell’ascoltatore, o per lo meno questa è l’esperienza che ho sperimentato.
Ho chiesto a Celletti come riesca a fondere assieme queste sensazioni: malinconia e serenità. L’artista dice: “forse questa è proprio l’essenza del mio modo di essere. Sono una persona allegra e giocosa, ma in profondità c’è un animo malinconico. Attraverso la musica riesco a conciliare questi due aspetti che sono inseparabili“. Mi verrebbe da dire che la creazione di una musica è prima di tutto una forma di comunicazione per sé, quello che viene comunicato agli altri è solo l’effetto di quanto l’autore ha voluto dire a se stesso. Due dimensioni, due mondi: l’artista si trova sospeso tra di essi e dice Celletti: “Io mi sento un po’ così. Sempre in bilico tra due mondi, ma è una sensazione bella se si supera la paura del vuoto”
Interessante è anche sapere come questa artista è riuscita a farsi “consocere”. La musica di Celletti è “minimalista”, come afferma Lei stessa. I suoi riferimenti sono Debussy, Satie e Ravel. Di Satie, ci dice, l’ha colpita l’essenzialità della musica, effetti speciali ottenuti con l’impiego di poche note. Difficilmente si sente passare la sua musica in radio, perché non ha l’etichetta del “commerciale”. Alessandra racconta che internet è stata la sua vetrina, e grazie a questo mezzo è riuscita a farsi conoscere e apprezzare: “myspace è stato per me un mezzo importantissimo. Way Out è stato pubblicato dall’etichetta inglese LTM che mi ha contattato tramite appunto myspace. E dopo mi ha trovato così anche Michael Sheppard dell’etichetta americana indipendente Transparency”.
Le radio dovrebbero ripensare alla loro politica musicale, perché da questo caso emerge chiaramente una miopia anche imprenditoriale. Un talento di questo tipo non viene prodotto da nessuna etichetta italiana. L’importanza del mondo digitale è rilevante anche nelle forme d’arte e su questo sarebbe necessaria una riflessione seria.
Concludendo, se dovessi definire la musica di Celletti direi, usando le sue parole, che c’è una sorta di “predisposizione alla contentezza”. Credo che questa affermazione sia davvero l’essenza dell’opera di questa artista: malinconia e profonda riflessività (riprodotte anche nei video delle canzoni e delle musiche: dear to me, per esempio è esemplare) che si mescolano e producono serenità, leggerezza, appunto.
Il repertorio di Celletti è ampio. Dalle rivisitazioni di grandi artisti come Debussy, Satie e Ravel, alla creazione di nuove musicalità, a volte accompagnate dalla sua splendida voce.
Vi invito a leggere l’intervista integrale con Alessandra Celletti e a visitare il suo sito ufficiale per maggiori informazioni: <<clicca qui>>
Buona lettura e buon ascolto!