Trovare un nome per il futuro capo dello Stato, identificare un alveo entro cui trovare un’intesa che permetta la formazione di un nuovo governo. Questi i due perni dello snodo politico e istituzionale del paese nel momento più delicato degli ultimi cinquant’anni.
Se è evidente a tutti che l’unica maggioranza possibile può nascere da un’intesa tra il PD e il PDL, quello che è difficile immaginare sono le parole chiave, le facce e soprattutto le idee su cui legittimamente fondare un’intesa tra i rappresentanti dei due schieramenti. Superare questo imbuto istituzionale cercando, al contempo, di anteporre il bene del paese senza offrire l’elettorato a Grillo non è cosa facile. Ma, se il problema è politico, anche la soluzione lo è. Innanzitutto va indebolito Grillo. E questo va fatto alzando il livello dei contenuti delle discussioni politiche. Grillo sostiene che si può governare senza governo con il solo Parlamento? Bene; affrontiamo il tema dell’acuirsi della tensione internazionale tra USA e Corea del Nord. Come intende porsi l’Italia? Che posizione intende assumere?
La politica estera è il campo più difficile su cui si mette a dura prova la statura di un paese e della sua classe dirigente. Qual è la posizione del movimento cinque stelle in proposito? Può il parlamento, senza l’indirizzo politico dettato da un governo legittimamente sostenuto dalle forze politiche, trovare un’intesa con altri paesi a livello internazionale?
Una volta che si sono dimostrati all’opinione pubblica i limiti di un modello di governo liofilizzato nei tanti, troppi rivoli di tweet, post e video su youtube, occorre trovare l’indirizzo politico che sia più coerente tra PD e PDL.
Non v’è dubbio che la sponda naturale sia costituita dalla Lega. Lega che, non a caso, fu alleata degli uni e degli altri. Lega e PDL oggi sono alleati, e tra la Lega e il PD esiste un’analogia antropologica nei modi e nella capillarità del consenso, quello fabbricato con delle buone amministrazioni. Tosi a Verona non è molto diverso da un De Luca a Salerno. Esiste quindi un patrimonio di stili, di facce e di buone pratiche comuni su cui è possibile costruire un connettivo, a posteriori, di rappresentanza delle urgenze delle comunità del paese.
Un Tosi e un De Luca avrebbero anche dalla loro il vantaggio di indebolire Renzi che si fa forte della parola rinnovamento ma che basa la sua ricerca di consenso negli strumenti tipici del cavaliere.
Ammesso di risolvere il problema dal punto di vista degli apparati, rimane il problema di riappropriarsi dell’elettorato, a destra come a sinistra, che ha votato per il movimento cinque stelle. Non c’è migliore strategia di difesa che non passi per l’attacco. E se quindi si vuole trovare una larga intesa bisogna partire dal presupposto di sfruttarla per recuperare voti. Non c’è bacino elettorale più trasversale di quello dei cattolici. Conservatori, senza volerlo ammettere sino in fondo, che se ne stanno nascosti dietro l’etichetta grigia e anonima dei moderati.
Se si prende IlFoglio del 27 Marzo 1996 a pagina tre un bell’editoriale di Baget Bozzo spiega come cattolici e post-comunisti possono trovare una casa comune. Allora, secondo Baget Bozzo, Dossetti, monaco che guardava all’Oriente cristiano, invitava i cattolici a votare Prodi, che avrebbe poi vinto le elezioni politiche divenendo premier, in nome di una comune spiritualità da contrapporre alla carnalità Berlusconiana. Oggi la larga intesa PDLEGA, può incardinarsi attorno all’altro grande tema attorno cui ruotava l’apparato ideologico di Dossetti ovvero la solidarietà che doveva animare le politiche economico-sociali elaborate dal gruppo della Cattolica. Solidarietà che non può mancare a un indirizzo politico di un governo che deve fare i conti con una classe media che vede il suo potere d’acquisto sfaldarsi.
Anche qui, piccolo inciso, una larga intesa che trova fondamento nell’armamentario della sinistra della DC disinnescherebbe un Renzi che nella campagna elettorale delle primarie volava a Pozzallo, piccolo centro del ragusano dove La Pira (membro del gruppo della Cattolica, sindaco di Firenze) era nato.
Quando Tremonti parla di una Cassa Depositi e Prestiti che diventa una forte Banca Pubblica sul modello della KFW tedesca e che opera a sostegno delle iniziative pubbliche e private, non è molto distante da quella DC dell’immediato dopoguerra che dialogava dialetticamente con De Gasperi.
Rimane da individuare una visione di medio lungo termine fatta di proposte concrete per legittimare con autorevolezza gli sforamenti dal patto di stabilità recuperando con vigore sovranità politica. Qui le parole d’ordine sono manutenzione e cultura. Basta un piano di riqualificazione delle infrastrutture che ci sono passando per siti archeologici e di interesse storico e culturale per rimettere in moto, probabilmente con meno risorse, la macchina economica del paese. Anche qui sfilando a una certa sinistra parassitaria certi feudi. Anche qui dimostrando che certi temi non hanno, come quello della conservazione del patrimonio culturale di questo paese, una sola casa politica. Forse è solo una curiosità. Ma proprio nel 1996, proprio nei giorni di campagna elettorale, la Corea del Nord alzava il livello di tensione, esattamente come in questi giorni.