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La proletarizzazione dei giovani professionisti

Iniziano a vedersi gli effetti delle politiche pro-concorrenziali portate avanti dai governi Prodi e Monti nel settore delle professioni intellettuali. Una bella inchiesta di Corrado Zunino su Repubblica.it denuncia il precariato dei professionisti: “Si lavora gratis con la pubblica amministrazione. A volte si lavora solo se si paga. L’unico vantaggio è ottenere una citazione sul curriculum, anche se la partecipazione al piano urbanistico di Battipaglia non è proprio un intervento che apra le porte dei migliori uffici europei d’architettura. È una nuova forma, e una nuova piaga, del precariato nazionale”.

Negli ultimi anni una serie di interventi legislativi ha scardinato l’impianto normativo delle professioni.  Invero gli ordinamenti erano troppo risalenti nel tempo e abbisognavano di una riforma che rilanciasse il settore anche sui mercati internazionali.

In assenza di una decisione di sistema sul ruolo dei professionisti nell’economia e nella società italiana (vedi “Le professioni tra deontologia e concorrenza“) – sono state introdotte misure che, a fronte della salvaguardia degli Ordini, hanno promosso la imprenditorializzazione delle professioni. La precarizzazione è solo il primo effetto di questo processo che vedrà il suo compimento quando il ricorso alle appena regolamentate società di capitali diventerà sistemico. Anche nel mondo professionale si riproporrà, secondo gli schemi concettuali di liberisti e marxisti, il dualismo tra datori e prestatori di lavoro, che aprirà nuovi orizzonti per i sindacati degli imprenditori e dei lavoratori.     

 


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