Per alcune ore, ieri sera, il mondo è stato sull’orlo della guerra nucleare e negli Stati Uniti stavano per materializzarsi le scene di Red Dawn, B-movie, in cui le truppe di Pyongyang invadono il territorio statunitense. O almeno è quanto successo nella narrazione che delle ultime minacce nordcoreane ha dato la stampa italiana, con titoli che gridavano alla Corea del Nord pronta a sferrare un attacco nucleare contro gli Usa.
Mentre il protrarsi delle tensioni nella penisola coreana continuano ancora oggi, le notizie al riguardo scivolano in basso nelle homepage dei siti d’informazione, più o meno a seconda dell’attenzione riservata agli esteri, mentre a dominare sono le questioni di politica interna, le dichiarazioni di Renzi, le mosse di Napolitano, le posizioni del Movimento Cinque Stelle.
La minaccia nucleare nordcoreana c’è stata. Così come c’è stato l’annuncio statunitense del dispiegamento di un sistema antimissile a Guam. E oggi, con meno enfasi, si è parlato del trasferimento di un missile a medio raggio sulla costa orientale. Dalla Corea del Sud sono arrivate smentite sulle ultime indiscrezioni circa la prossima chiusura della zona industriale di Kaesong, circolate sulla stampa locale. Gli Stati Uniti hanno preso seriamente le minacce, considerate un rischio per i propri interessi e nell’eventualità di un attacco convenzionale.
Come spiegato dall’esperta di Asia orientale, Rosella Ideo, in un’intervista a Formiche.net, il regime di Pyongyang non ha tuttavia desideri di autodistruzione. Il racconto dei siti dei principali quotidiani era invece ben diverso e, come documentato dal blog Zoornalism, non trovava uguale apprensione nei titoli della stampa internazionale. Tra i commenti in rete c’è chi fa riferimento al modo pacato in cui la situazione è seguita negli Usa. La stampa sudcoreana e giapponese (Paesi nel mirino dei Kim) ha dedicato e dedica attenzione alla vicenda, senza risparmiarsi qualche precauzione come la richiesta dell’ufficio della presidentessa Park di evitare di riportare notizie sulla Corea del Nord in cui si fa affidamento soltanto su fonti anonime, paventando che notizie del genere possano fomentare le tensioni.
Il sito North Korea Tech sottolineava invece come la stessa radio nordcoreana non avesse come apertura della propria edizione in inglese le minacce di attacco contro Washington, per altro presentate come forma di reazione a eventuali provocazioni contro il Nord.
Anche nei commenti su twitter dei corrispondenti esteri a Seul non c’è traccia di panico. Certo il crescendo delle minacce è sentito dai sudcoreani. Chico Harlan del Washington Post sottolinea come da gennaio il numero di quanti vedono la Corea del Nord come un tema prioritario per il Sud sia triplicato, salendo al 26 per cento. Ma l’alba nucleare è ancora lontana.