Quando martedì sera l’esercito della Corea del Nord ha dichiarato di essere pronto per lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti la notizia ha guadagnato l’apertura dei principali quotidiani on line italiani. Negli Stati Uniti, invece, l’ennesima minaccia di Pyongyang è stata relegata in seconda fila. Sulla Cnn, Christiane Amanpour discuteva di matrimoni gay. L’impressione è che negli Stati Uniti non si voglia ingigantire la minaccia del regime nordcoreano. La parola più utilizzata dagli analisti per descrivere la minaccia è stata “sovrastimata”. Il Wall Street Journal ha scritto che l’amministrazione Obama vuole abbassare i toni per non fare il gioco di Kim Jong-un.
La cautela americana ha un senso solo se si capisce cosa rappresenta la Corea del Nord sul piano strategico. Il regime comunista è una mina vagante che destabilizza l’intero scacchiere dell’Asia Pacifico, la regione economicamente più dinamica del mondo. Coma ha spiegato l’ex segretario di Stato Hillary Clinton in un ormai celebre articolo su Foreign Policy, gli Stati Uniti sono entrati nell’ “secolo del Pacifico”. L’America ha spostato il suo focus verso Ovest, li dove deve fronteggiare l’ascesa della Cina. L’Area dell’Asia Pacifico rappresenta il campo di battaglia geopolitico ed economico dove si confronteranno americani e cinesi. Nelle stanze dei bottoni di Washington e Pechino tutti sanno che è in quella fetta di globo che si terrà la sfida decisiva. Nel breve periodo, però, Usa e Cina hanno tutti gli interessi a mantenere lo status quo. Serve stabilità per far crescere l’economia, l’America deve tessere alleanze commerciali, i cinesi devono mettere in sicurezza le rotte dell’approvvigionamento energetico. Per questo, la Corea del Nord è un pericolo. Il paradosso di questa situazione che rischia di condurre ad un conflitto con armi atomiche è che la priorità della comunità internazionale è quella di fare in modo che la situazione resti invariata. Le intemperanze e le minacce coreane vanno gestite. Quando la Corea del Nord ha dichiarato di voler utilizzare le armi atomiche lo ha fatto, fino ad ora, per attirare l’attenzione e ottenere aiuti internazionali. Così da garantirsi la sopravvivenza. Fino ad oggi Stati Uniti, Cina e Russia hanno cercato di contenere la variabile impazzita di Pyongyang. Adesso la situazione si complica maledettamente. I proclami incendiari di Kim e della giunta militare rendono molto più complicata la possibilità di imbrigliare l’aggressività della Corea del Nord. Neppure i cinesi, che tengono in vita il regime con il loro sostegno economico (forniscono energia, carburante e derrate alimentari), riescono a capire cosa davvero vogliano fare a Pyongyang.