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L’economia globale secondo Brookings e la City

L’economia globale è bloccata in un solco, incapace di sostenere una ripresa decente e suscettibile di un repentino stallo, secondo l’indice Tiger (Tracking Indexes for the Global Economic Recovery) elaborato da Brookings Institution con il Financial Times.

Un biennio di stagnazione

Nonostante un periodo di forza dei mercati finanziari e di ritorno della fiducia per le imprese e i consumatori nelle economie emergenti, gli indicatori della crescita nel complesso si sono spostati di poco dalla metà del 2011, quando i tentativi ripetuti di rialzo sono stati smorzati dalla debolezza e dalle tensioni nell’eurozona.

Economia globale a tre velocità

“La debolezza economica ha toccato il fondo in alcuni Paesi chiave”, ha spiegato al quotidiano della City Eswar Prasad, senior fellow di Brookings. Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, ha già parlato dei nuovi rischi di quella che lei chiama economia globale “a tre velocità”, con tre gruppi di Paesi in base al loro andamento economico.

Reddito nazionale in calo nell’eurozona

Ci sono stati miglioramenti modesti negli indicatori dell’eurozona, specialmente nei Paesi periferici, sebbene i dati sulla crescita restino su bassi livelli. “Ci sono poche basi per parlare di una fase di crescita in queste economie, che continuano a mostrare un reddito nazionale in calo”, ha sottolineato Prasad.

Il peggio è passato?

Nella periferia dell’Eurozona, gli indicatori dell’attività economica in Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna restano tutti sotto le medie storiche, sebbene siano stati registrati miglioramenti dal meeting annuale del Fmi di ottobre, specialmente in Grecia. Ma si può dire che il peggio è passato? I dati record sulla disoccupazione nei primi mesi del 2013 offuscano le prospettive.

La ripresa Usa

Nel confronto con le performance economiche deboli e in declino di molti Stati, gli Usa restano un punto luminoso. Ma anche nell’economia più forte al mondo, gli indicatori dell’attività reale e sulla fiducia restano al di sotto dei livelli normali per una fase di ripresa.

Il caso cinese

Il rallentamento del 2012 di molte economie emergenti sembra continuare, perché “sono circondate da un ambiente esterno debole” e le potenzialità di crescita restano al minimo. La Cina resta relativamente forte, con tassi di crescita in via di stabilizzazione. La crescita del Pil del Dragone ha subito un rallentamento nel primo trimestre del 2013, assestandosi al 7,7%: lo ha annunciato il governo, confermando un dato sotto le aspettative degli analisti che avevano scommesso su una media dell’8%. Nel quarto trimestre del 2012, l’aumento del Prodotto interno lordo cinese era stato del 7,9%, dopo sette trimestri in ribasso. Numeri che l’Europa non è oggi neanche in grado di sognare.

L’America Latina

L’America Latina ha visto un periodo di stallo in Argentina e Brasile, che continuano a mostrare segnali verso la stagnazione, così come il Messico.



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