Sono 26 gli applausi che interrompono i 48 minuti del discorso con cui Enrico Letta ha chiesto oggi la fiducia alla Camera.
Il premier si impegna a utilizzare il “linguaggio sovversivo della verità” per illustrare le linee programmatiche del suo governo. Ecco quali sono:
Lavoro
La prima priorità dell’esecutivo sarà il lavoro. “Solo col lavoro si può uscire da questo incubo di impoverimento e imboccare la via di una crescita non fine a se stessa ma per la dignità e il benessere”, dice Letta, sottolineando che provvedimenti come “il rifinanziamento della Cig e il superamento del precariato soprattutto nella P.A. senza crescita sarebbero insufficienti”.
Il Presidente del Consiglio annuncia una riforma del welfare per rilanciare il modello sociale europeo, forme di reddito minimo, soprattutto per famiglie bisognose con figli, prende poi l’impegno solenne alla risoluzione del problema degli esodati e al pagamento dei debiti dello Stato verso le imprese.
Ripresa
“Di solo risanamento l’Italia muore, le politiche sulla ripresa non possono più attendere”, spiega il presidente del Consiglio che promette di ridurre le tasse sul lavoro e una riforma complessiva sulla casa che dia ossigeno alle famiglie. A riguardo sul tema dell’abolizione dell’imu caro al Pdl, Letta annuncia “lo stop dei pagamenti di giugno in vista di una riforma complessiva”.
Il governo rinuncerà all’inasprimento dell’Iva, prevista dal governo Monti.
Giovani
“Non devono esistere generazioni perdute”, commenta Letta che ha riservato parte del suo intervento al tema dei giovani. Punta alla lotta alla precarietà “che limita le scelte delle famiglie”.
Italia
Il nostro Paese deve superare la “tendenza all’autocommiserazione”. Bisogna puntare sul turismo, sulla cultura, sullo sport.
La prima grande occasione che l’Italia ha davanti a sé e non può fallire è l’Expo a Milano nel 2015. Su questo, massima attenzione da parte del nuovo governo che nominerà un commissario unico per l’evento.
Per quanto riguarda l’Italia, c’è poi da colmare il divario tra nord e sud, “prodotto di decenni di inadempienze”, commenta Letta.
Politica
Letta riserva poi parole dure nei confronti della politica “che ha commesso troppi errori” ed è stata “vittima dell’ossessione del consenso immediato che ha bloccato il Paese”.
Tra le misure annunciate dal premier in questo senso c’è “l’eliminazione con una norma di urgenza dello stipendio dei ministri parlamentari, che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità”.
Sembra andare in una direzione contraria a quella sostenuta dal Pd e a favore dell’idea renziana e grillina dei finanziamenti pubblici ai partiti, l’impegno del premier ad “abolire la legge approvata e introdurre più controlli e sanzioni anche sui gruppi regionali”, imboccando la strada della “contribuzione” dei cittadini attraverso la dichiarazione dei redditi “all’attività politica dei partiti”.
Tra le riforme istituzionali, in primis la legge elettorale con il ritorno alla legge precedente, il superamento del bicameralismo perfetto, l’abolizione delle province.
Ciò che va modificato è poi l’atteggiamento dei politici. Devono essere recuperati decenza, sobrietà, scrupolo, senso del buon padre di famiglia”.
Servizio
Letta torna al Paese che il suo è un “Governo di servizio per il Paese”. L’accordo con il Pdl che tante critiche aveva suscitato nel suo partito “merita rispetto” perché è motivato da principi più alti di coesione nazionale. “O si vince o si perde tutti insieme”, ha commentato.
Un governo “temporaneo” – ha chiarito – dandosi come tempo di prova 18 mesi: “Se veti e incertezze dovessero impantanare tutto, non avrei esitazioni a trarne le conseguenze”.
Europa
Letta crede negli “Stati Uniti d’Europa”. L’ha ripetuto anche oggi: “l’Europa non è il passato, è il viaggio nel quale ci siamo imbarcati per arrivare al futuro. E’ lo spazio politico con cui mettere fine a una guerra di stereotipi, alla sfiducia, alla stanchezza. Secondo il premier, “pensare l’Italia senza l’Europa è la vera limitazione della sovranità perché porta alla svalutazione di noi stessi”.
I confini, spiega, non devono essere concepiti come barriera ma come speranza, come ponte tra comunità diverse. In questo senso va interpretata la nomina di Cecile Kienge come ministro dell’Integrazione.
Letta ha poi fatto sapere che, in caso di fiducia, farà un primo tour europeo tra Bruxelles, Berlino e Parigi “per dare il segno che il nostro governo è europeo e europeista”.