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Perché il governo del politico Letta farà meglio dei signori tecnici

Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi del gruppo Class Editori.

Chi spara a biglie incatenate contro la politica, non tiene conto che la politica, per essere fatta bene, esige delle competenze notevoli, che non si possono improvvisare e che sono il risultato di una profonda conoscenza, non solo della macchina istituzionale, ma anche delle logiche di potere dei vari gruppi. Che queste competenze siano indispensabili, lo dimostrano due fatti: primo, il governo dei tecnici, pur essendo composto da persone di altissimo livello professionale, ha combinato quasi solo guai (e spesso immensi) pur avendo un sostegno parlamentare bulgaro. Basti tenere presente che il governo Monti, il governo di un economista eccelso, dopo aver dissanguato di tasse gli italiani ha fatto sì che il rapporto debito/Pil, lungi dal diminuire, sia addirittura aumentato. E basti ricordare il caso degli esodati dal quale non si sa nemmeno come uscirne, tanto è pesante.

La politica serve e i politici accorti sono indispensabili come dimostra il modo con il quale si è mosso, ha spinto e infine ha deciso Giorgio Napolitano. L’esecutivo di Enrico Letta è il frutto delle sue straordinarie capacità di convincimento e di pressione. Si trattava di navigare a pelo di scogli, rischiando di naufragare ad ogni scarto di timone mentre le correnti degli appetiti politici lo sballottavano da una parte all’altra. Ne è uscito un governo di quarantenni, guidato da un Pd (Letta) ma nel quale al Pdl (Alfano), che da vicepresidente del consiglio rischiava di ridursi a un ruolo di comparsa, è stato attribuito un grosso peso politico affidandogli anche il ministero degli interni. E poi, per la prima volta, in questo governo, non c’è nemmeno un ministro post fascista o post comunista. A 68 anni dalla Liberazione e a 24 anni dal crollo del Muro di Berlino, anche la politica italiana, sia pure con un forte ritardo, volta pagina rispetto alle devastanti ideologie mortifere e liberticide del Novecento. Inoltre, questo, è un governo né berlusconiano né antiberlusconiano. Non intende difendere le opposte barricate ma dedicarsi a risolvere i problemi, troppo a lungo accantonati, visto che, ad essi, si preferiva la più facile agitazione politica sociale. E che dire della Bonino agli Esteri? Almeno questo: i marò hanno motivo di compiacersene. Anche per loro serve la (buona) politica.


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