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Il Libro bianco sulla Difesa cinese

La Cina svela numeri e obiettivi delle proprie forze armate in quella che la stampa ufficiale ha descritto come un’operazione trasparenza dell’Esercito popolare di liberazione. Nell’ottavo libro bianco sulla difesa Pechino non ha risparmiato critiche al rinnovato interesse strategico statunitense per l’Asia e per la regione del Pacifico su cui Washington sta ricalibrando la propria presenza militare.

Come ricorda il Washington Post, entro il 2020 il 60 per cento della flotta Usa sarà schierata nel Pacifico. Singapore diventerà ormeggio di quattro navi da combattimento di superficie (Littoral Combat Ships), l’Indonesia guarda a equipaggiamenti Usa e a manovre congiunte. L’Australia ha dato il via libera a ospitare 2.500 Marine nella città settentrionale di Darwin. Inoltre le tensioni nella penisola coreana giustificano la presenza statunitense in Corea del Sud e Giappone, con un totale di 78mila truppe.

La Cina, si legge nel documento, deve affrontare “multiple e complicate” minacce alla sicurezza. “Alcuni Paesi stanno rafforzando le alleanze militari nell’Asia Pacifico ed espandendo la propria presenza nella regione, contribuendo a rendere la situazione più tesa”, continua senza mai citare un Paese in particolare, ma sottolineando come gli Stati Uniti stiano rivedendo la propria strategia.

Altra critica è quella rivolta al Giappone per le dispute territoriali attorno alle isole Diaoyu, chiamate Senkaku dai nipponici, accusato di azioni che complicano la situazione.

Un commento respinto da Tokyo. “Non c’è alcuna disputa da risolvere sulle Senakaku”, ha detto il vicesegretario di Gabinetto, Hiroshige Seko, aggiungendo che il ministero degli Esteri ha inviato una protesta formale all’ambasciata cinese nella capitale nipponica. “Non possiamo accettare che questo tema sia trattato soltanto sulla base delle opinioni cinesi”, ha aggiunto.

Secondo il professor Ni Lexiong, citato dal South China Morning Post, il libro bianco fa riferimento anche a Filippine e Vietnam, coinvolte in dispute con Pechino nel Mar cinese meridionale, cui si fa accenno con problemi sui diritti di pesca.

Scorrendo tra i numeri, il documento rivela che gli effettivi dell’Esercito popolare di liberazione sono in totale 1,4 milioni. Di questi 850mila sono nell’esercito divisi in 18 corpi, 235mila nella marina e 398mila nell’aviazione. Se confrontati con i numeri del rapporto 2006, riferito all’anno precedente, mancano all’appello 820mila uomini.

Se ci sia stata una reale diminuzione del personale non è chiaro. Secondo quanto riporta il quotidiano di Hong Kong nelle cifre non sono tuttavia conteggiati i ricercatori, le guardie di frontiera e soprattutto gli uomini del Secondo corpo di artiglieria, cuore della deterrenza cinese, cui spetta il controllo dei missili balistici, e le cui dimensioni sono coperte da segreto di Stato.


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