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Manifesto per un nuovo PD: Giuseppe Civati Segretario del Partito Democratico

La decisione di proporre Franco Marini come candidato alla Presidenza della Repubblica è stato un vero e proprio “flop” politico per il PD. Su 1007 elettori, Franco Marini totalizza 521 preferenze, ben lontano dal limite dei  2/3 previsto con 672 preferenze, mentre Stefano Rodotà ottiene più preferenze di quelle ipotizzate (240). Che ci sia o no una tattica o una strategia, penso che l’esito sia stato negativo, come ho già avuto modo di dire, proprio qua.

Questo primo esito sancisce una rottura profonda proprio nel Centro Sinistra e ci obbliga a fare una riflessione profonda. La leadership di Bersani è fortemente compromessa. Era già da un po’ di tempo che il Segretario, uscito vincitore dalla sfida delle Primarie, aveva perso “smalto”. Una campagna elettorale sottotono: o un errore di valutazione, a causa delle miriadi di sondaggi favorevoli al Centro Sinistra, o una manifestazione di scarsa lungimiranza politica.

Credo che Bersani  abbia fatto bene il suo mestiere nel tentare ogni strada possibile di dialogo con il M5S e chi ha parlato di “perdita di dignità” non ha compreso il senso della parola “politica” e si è dimostrato anche assai ingenoroso e ingiusto. In questo mare di difficoltà, il Segretario è sembrato capace, malgrado tutto, ma non si può non riconoscere che sono stati commessi tanti errori: la decisione di candidare Franco Marini alla Presidenza della Repubblica, malgrado il “no” chiaro e forte di una ampia maggioranza di rappresentanti del Centro Sinistra e della “base”, è uno di questi grandi errori. In questa fase Bersani non sembra essere in grado di condurre il PD fuori da questo pasticcio post elettorale e probabilmente non sarà in grado di recuperare consenso in chi ha deciso di non votare il Centro Sinistra alle ultime elezioni.

Ora è giunto il momento di cambiare rotta. Ci sono venti di cambiamento che soffiano in modo inesorabile e cercare di resistervi non è saggio. Piuttosto, sarebbe saggio orientare questo “vento” verso una direzione pratica, propositiva e vantaggiosa per il Paese. Chi può riuscire in questa impresa?

Alla guida PD serve qualcun altro. Bersani ha fatto il suo tempo. Ci sono nomi di ogni tipo, tra tutti spicca quello di Matteo Renzi, sfidante di Bersani alle ultime primarie. Ma sarebbe davvero la scelta giusta? Non metto in dubbio la capacità di Renzi, ma il suo agire è individualista. Lui è un solista, non fa gioco di squadra. Il suo atteggiamento è più televisivo che politico. Il suo apparire è “scena”, ma dopo tanti anni di show in politica, sarebbe necessario altro.

Mia nonna (85 anni) guardando Bersani in tv ha detto: non è un leader, non urla mai!”  Ha sempre votato a sinistra, ha conosciuto i guai della guerra e conosce gli estremismi. Ne ha sentiti tanti “urlare”. Tuttavia, come lei, credo moltissimi altri anche giovani, sono affascinanti da chi urla. Sarà un’altra manifestazione di una cultura machista? Non saprei. Ma l’idea di leader non può coincidere sempre con quello “che urla ” e il miglior leader non può essere solo quello “che urla di più”. Alla fine, si attrae consenso criticando, sputando veleno, schernendo l’avversario, e se urli di più e sei anche volgare, magari il livello di gradimento aumenta. Francamente credo che sia ora di dividere il teatro dalla realtà, lo show comico dalla regia politica di un grande Paese che ha contribuito a fondare l’Europa, che è il nostro futuro.

A tal proposito credo sarebbe opportuno altro dai Renzi, dai D’Alema, dai Marini, dai Berlusconi, dai Grillo, dai Bossi e anche dai Bersani. Adesso parlo forse in modo troppo personale, ma vorrei un Segretario capace di comunicare con gli elettori senza apparire né troppo distaccato né troppo “infuocato”, che sia in grado di parlare a tutti quelli che si riconoscono nel Centro Sinistra (senza particolare distinazione tra radicali e moderati, distinzione che francamente non comprendo fino in fondo). Lo vorrei relativamente giovane e non tanto per l’anagrafica, che di per sé conta poco, ma nell’approccio al mondo e alle sue problematiche: intuitivo e capace di capire quello che gli accade davanti e intorno. Giovane e concreto nelle soluzioni che propone, coinvolgendo anche i suoi sostenitori. Ragionevole e conciliante, senza essere per questo lassivo e dedito ai giochi sotto banco, qualcuno che abbia a cuore “l’Italia Bene Comune” e non la poltrona su cui siede. Diciamo la verità: è davvero difficile! Ma non è impossibile.

Tra le opzioni che ho vagliato in questi mesi penso che il nome giusto sia quello di Giuseppe “Pippo” Civati. Ha un dottorato di ricerca in Filosofia e Scienze Umane, un giornalista e uno scrittore. Si è dedicato allo studio del fenomeno della globalizzazione e dell’identità dell’Occidente. Un pensatore che non annoia e che rappresenta il buono di una classe politica screditata da tutti.

Ho letto le posizioni di Civati sul suo blog >> ciwati  << e ho gradito molto il suo modo di porsi con l’elettorato, sempre aperto e disponibile al confronto. Interattivo, giovane, con tante idee che potrebbero rivoluzionare il PD e non solo. Il blog di Civati è aperto da tempi non sospetti, prima dell’esplosione del fenomeno M5S e l’interazione con gli iscritti è costante da anni. Anche su twitter e su facebook Civati è presente.

L’uso di questi mezzi mi sembra razionale ed equilibrato e le sue idee sono portate avanti con coerenza. All’ultima assemblea ha parlato chiaramente contro la candidatura di Marini e ha motivato la sua scelta di supportare Stefano Rodotà. E come ha detto ha fatto. Mentana e Sardoni di LA7 hanno definito il blocco di voti contrari a Marini quelli “alla Civati”, ossia quelli che non identificano, come sostenuto da Civati stesso, una qualche corrente, ma una presa di posizione chiara in seno all’assemblea e portata avanti convintamente. Anche su questo noto uno stile del tutto differente da Renzi. Civati espone  il dissenso in modo opportuno e al momento giusto, e nel luogo giusto. Non si alza senza parlare, per poi sparare a raffica ogni cosa da un salotto tv o su una testata giornalistica contro i colleghi. Ecco, trovo che ci sia una sensibilità politica del tutto originale, non violenta e non bigotta.

Il tempo per ragionare sul domani del PD è prematuro? Non credo, il tempo è quello giusto. Ora è il tempo della resilienza. Partiti rinnovati, a destra come a sinistra, fanno bene a tutti, a prescindere dalla simpatia che si ha per uno o per l’altro schieramento. Dopotutto queste ultime elezioni hanno dato un segnale forte a tutti.

Spero che in molti vogliano accogliere questo invito alla riflessione per e nel PD. Il cambiamento è possibile se si ha il coraggio di cambiare. Apro a Civati come possibile nuovo candidato alla Segreteria e lo faccio da semplice cittadino.

Voi che ne pensate?

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