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Obiettivi (e attese) del tour europeo di Enrico Letta

L’Europa attraversa una crisi di legittimità nel momento in cui i cittadini più ne hanno bisogno. Questa confessione del premier Enrico Letta ha preceduto la promessa di nuove politiche per riattivare l’economia durante il discorso alla Camera di ieri e anche in quello di oggi al Senato. La crescita non può attendente. Ma da sola l’Italia non può farlo. Il messaggio deve arrivare a Bruxelles e per questo è necessario battersi in Europa.

Neanche 48 ore dopo dal giuramento del nuovo governo Letta salirà su un aereo per incontrare a Berlino uno dei protagonisti europei chiave: Angela Merkel. L’incontro è previsto per oggi pomeriggio e subito dopo, in una conferenza stampa, si farà il resoconto dei risultati. Ma i temi più caldi si discuteranno sicuramente durante la cena di stasera. Dopo Letta andrà a Bruxelles e a Parigi.

In un’intervista con Formiche.net, Paolo Magri, direttore del Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi), spiega in che cosa si differenza (e somiglia) il governo italiano di Enrico Letta a quello precedente, quali saranno gli obiettivi nel confronto con gli altri leader europei e la posizione dell’Italia rispetto alla politica di austerity.

Cosa pensa del discorso sull’Europa di Enrico Letta nel quale ha chiesto più integrazione dell’Ue per superare la crisi di legittimità?

Non mi ha stupito conoscendo la vocazione europeista di Letta, le posizioni del think tank che dirige da anni, il suo legame passato con Andreatta. Né mi ha sorpreso la scelta, che fu anche di Monti, di iniziare il mandato incontrando Merkel, Hollande e Van Rompuy.

Quali saranno gli obiettivi del tour europeo (Bruxelles, Parigi e Berlino)?

Rassicurare i principali partner e le istituzioni che l’Italia non abbandonerà la politica di risanamento dei conti pubblici (nonostante il programma su IMU, IVA e l’assegno garantito ai senza lavoro) lanciando però dei segnali chiari per ottenere maggiori flessibilità sui “vincoli europei”.

In che cosa si distingue dei lineamenti della politica estera del ex premier Monti? Quali saranno le caratteristiche della politica estera di questo nuovo governo?

Le discontinuità in politica estera non sono state così frequenti nella nostra storia politica e non ci sono motivi di pensare che questo governo possa costituire un’eccezione. La novità principale è che i quattro attori principali (Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Ministro della Difesa e Ministro dei Rapporti con il Parlamento) hanno tutti un rilevante trascorso nelle istituzioni comunitarie (Letta è stato Parlamentare europeo, la Bonino Commissario, Mauro Vice Presidente del Parlamento e Moavero Capo Gabinetto del Commissario Monti) ne conoscono i meccanismi di funzionamento ed hanno un’ottima rete di conoscenze. Tutti fattori che potranno risultare utili alla nostra azione.

Sarà pro o contro la politica dell’austerity?

Pd e Pdl hanno posizioni abbastanza simili sull’allentamento dell’austerity e questo peserà sulla posizione che l’Italia prenderà in Europa. Non è un caso che Hollande abbia salutato con favore, e con aspettative, la nascita del governo Letta. Si allarga quindi il fronte dei paesi scettici sul rigore assoluto: l’Europa ha già recepito alcuni gradi di flessibilità (con la Spagna, pochi giorni fa) ma fino alle elezioni tedesche è difficile pensare a segnali più significativi.

Pensa che il nuovo ministro degli esteri, Emma Bonino, riuscirà a risolvere il caso dei marò che sono in India?

Non trascurerà certo questo dossier con un’attenzione complessiva agli emergenti, già annunciata da Letta, e che la Bonino coltiva da tempo e ha rafforzato quando è stata Ministro del Commercio Estero.



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