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Ora larghe intese. Tutti d’accordo con Napolitano?

Un capolavoro è un capolavoro, commenta Giuliano Ferrara paragonandolo a Charles De Gaulle. Ma nel discorso di Giorgio Napolitano davanti alle Camere riunite per il suo giuramento, Giorgio Napolitano non le ha certo mandate a dire. E, tra una frase interrotta dall’emozione e un applauso, ha fatto arrivare ai partiti, oltre a una straordinaria lezione di politica, un messaggio ben preciso.

Messaggio che parte da una considerazione: che piaccia oppure no, nessuno ha ottenuto alle elezioni un risultato elettorale che possa permettergli di governare da solo. Passa da un commento: “Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione”. E si conclude su una necessità per il Paese: “A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio – dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato – si deve senza indugio procedere alla formazione dell’esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera”.

E la somma di queste tre affermazioni del Presidente porta a una sola soluzione possibile per il governo: quella delle larghe intese.

Il discorso di Napolitano è stato accolto da applausi e standing ovation da parte di tutti, anche il Movimento 5 Stelle: deciso a non farlo, alla fine non ha potuto che battere le mani. Ora il punto è se quegli applausi si tradurranno finalmente in “fatti”, se tutte le forze politiche si prenderanno “con realismo le loro responsabilità”, come promesso nel loro appello affinché Napolitano accettasse la ricandidatura.

Troppo recenti per non essere ricordati gli applausi che al mattino hanno accolto all’unanimità il nome di Romano Prodi all’assemblea del Pd, salvo poi tradirlo al pomeriggio. Ora vedremo chi avrà il coraggio di fare il “franco tiratore” con il messaggio di Napolitano. E questa volta ci sarà Napolitano-De Gaulle “a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”.

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