Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il corsivo di Marco Bertoncini comparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
Nulla da dire: Matteo Renzi sa quel che chiedono gli elettori. Ne ha date due dimostrazioni persuasive. Ha attaccato la perdita di tempo in atto nel mondo politico. Alcuni senatori a lui vicini hanno proposto di cancellare il finanziamento pubblico ai partiti.
Le mosse saranno determinate da volontà di primazia personale; ma in politica non è un elemento negativo. Ci sarà la palese contrapposizione a Pier Luigi Bersani, che si tiene stretto il preincarico in attesa che si muti in incarico pieno. Renzi starà mettendo insieme i tasselli necessari per rottamare il proprio partito e più in generale la politica dominante: senz’altro, ma tale era la ragion prima del suo successo.
Renzi, però, ha compreso quel che chiede la gente: se si vuole, “la gggente”, intendendo altresì milioni di protestatari che non hanno trovato di meglio se non affidare insoddisfazioni, stanchezze, ribellioni a Beppe Grillo. Gli elettori sono arcistufi di riti, balletti, minuetti, condizionamenti politici, che a quasi un mese e mezzo dalle urne lasciano il Paese senza un governo, anzi, con la prospettiva di attendere ancora settimane. Gli elettori chiedono riforme, non certo altre tasse, come i tecnici minacciavano di fare. Gli elettori pretendono veri tagli alla spesa: non già di riduzioni dei rimborsi ai partiti si dovrebbe parlare, bensì di totale azzeramento, rispettando la chiara volontà popolare esattamente espressa ben venti anni addietro con un trionfale referendum.
Se, invece, i partiti continuano a cincischiare come nulla fosse, e l’unica risposta alla protesta consiste nell’incaricare un pugno di pretesi saggi di produrre qualche cartella di bla bla bla, è ovvio che si rechi nuova farina al già ricco mulino del M5S.