Papa Francesco ha autorizzato il 27 marzo scorso la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti 63 nuovi Beati, tra cui Rolando Rivi (1931-1945), seminarista emiliano freddato a soli 14 anni da una banda di partigiani comunisti nel “Triangolo rosso” il 13 aprile 1945, per essersi rifiutato di abbandonare il suo abito talare.
Il Comitato amici di Rolando Rivi aveva presentato, fin dal 1° marzo 2005, all’allora arcivescovo di Modena monsignor Benito Cocchi il “libello supplice” per dar inizio all’iter del martirio. Obiettivo del Comitato era “di far brillare nel modo più ampio, per il bene della Chiesa e del mondo, la testimonianza di amore totale a Gesù vissuta da questo seminarista”.
Il miracolo
La Chiesa ne ha quindi finalmente riconosciuto un miracolo, ottenuto in favore di un bambino inglese che è guarito improvvisamente dal cancro dopo aver ricorso alla sua intercessione. Sotto il suo cuscino, infatti, un amico gli aveva messo una ciocca di capelli di Rolando, intriso del sangue del suo martirio.
Il romanzo della sua vita
Nel frattempo è stata appena ripubblicata una nuova edizione de Il sangue e l’amore, il romanzo storico ispirato alla sua figura, scritto dal giornalista Emilio Bonicelli (Jaca Book, Milano 2013, pp. 167, € 13,00) che, dopo aveva letto la notizia di una straordinaria guarigione collegata alla memoria di Rolando Rivi, si è messo a fare ricerche facendone conoscere la figura.
Il suo libro incrocia due storie parallele a circa mezzo secolo di distanza, quello del giovane seminarista dell’Appennino emiliano, Rolando Rivi appunto, che alla fine della “guerra civile italiana” subisce una sommaria e brutale esecuzione in odio alla Fede, e quella di una famiglia che, sul finire del secolo appena trascorso, è straziata dalla leucemia che sta corrodendo la figlia di pochi anni. Dopo un lungo percorso di ansie, speranze e delusioni il morbo sembra avere il sopravvento. I due racconti improvvisamente convergono. La scena finale si svolge nella stanza ospedaliera della bambina in coma.
La Messa di commemorazione il 13 aprile
Il prossimo 13 aprile 2013, l’Arcivescovo Antonio Lanfranchi celebrerà nel Duomo di Modena una Messa di commemorazione di Rolando Rivi, riconoscendo ulteriormente con questo gesto il gran lavoro del Comitato amici di Rolando Rivi, che ha sede presso l’antica Pieve di San Valentino a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, dove il seminarista-martire è sepolto (rolando.rivi@gmail.com).
Ma perché Rolando fu preso di mira?
Rispondiamo con le parole di Bonicelli in una recente intervista: “Per la sua irriducibile identità cristiana e per la sua instancabile testimonianza che attirava gli altri ragazzi all’esperienza della fede. Era Rolando che organizzava i giochi e poi invitava tutti in chiesa. Era un fatto inammissibile per chi voleva cancellare Cristo dall’orizzonte dell’uomo” [Daniele Ciacci (a cura di), Rolando Rivi sarà beato. Ecco la storia del seminarista quattordicenne freddato da mano partigiana, in Tempi.it, 28 marzo 2013].
Ricorda un suo amico, allora seminarista come lui: “I partigiani comunisti, quando ci incontravano per strada, lanciavano nei nostri confronti frasi oscene con minacce per il futuro non certo rassicuranti”. Rolando sentiva tutto, soffriva senza lasciarsi intimidire da nessuno, fiero di appartenere a Gesù e di essere un prescelto da Lui per una grande missione. Non si tirò mai indietro…